“Calo demografico, problema sociale o patologia?”, di Vincenzo D’Anna
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L’Istat, l’istituto nazionale di statistica dello Stato, ci conferma che il calo delle nascite nel Belpaese continua. Lo scorso anno la soglia è calata di un ulteriore 3,5 per cento per ogni mille italiani. Il cosiddetto inverno demografico non trova sollievo nella nostra penisola e permangono tutti gli interrogativi futuri legati alla denatalità, alle future pensioni, alla desertificazione della nazione, all’invecchiamento della popolazione la cui età media ormai è di quasi 83 anni, con il peso economico che questo già comporta sul piano sanitario ed assistenziale. (FNOB)
Ne parlano anche altri giornali
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Il tasso di natalità è sceso vertiginosamente. Si è passati dai 4.262 del 1999 ai 2.583 del 2023. (ilmattino.it)
Il nostro territorio è quello che nel 2023 ha resistito meglio di tutti al fenomeno dell’inverno demografico registrando sette nati in più rispetto all’anno precedente: 2.232 contro 2.225, lo 0.3% in più. (CremonaOggi)
Anche questo un primato, ma negativo: siamo a un terzo o poco più rispetto al boom. Un record storico che si paragona quasi con sgomento ai dati dell'anno scorso, quando a vedere la luce sono stati 379.890 neonati. (il Giornale)
I nati nelle Marche nel 2023, in tutto 8.797, sono appena il 40% di quanti ne vennero al mondo sessant'anni fa (22.081 nati nel 1964), nella fase più prolifica del baby boom nazionale. Si chiamano per lo più Leonardo e Sofia, i nomi più voga qui come nel resto d’Italia, ma soprattutto sono pochi. (corriereadriatico.it)
«Questo calo di natalità ha gravi conseguenze sull'equilibrio demografico, sul sistema pensionistico e sulla forza lavoro», commenta la professoressa Paola Piomboni, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU) guardando ai recenti dati diffusi dall’ISTAT. (Vanity Fair Italia)