Cop29 di Baku, cosa dice (ma soprattutto cosa non dice) la nuova bozza sulla finanza climatica

ROMA – Come facilmente immaginabile, visto l’andamento dei primi dieci giorni di negoziati alla ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop29), dall’analisi delle bozze dei documenti principali pubblicate nella notte tra mercoledì e giovedì emerge ancora chiaramente il disaccordo tra i governi. A ormai meno di due giorni di lavoro dalla prevista fine del summit. E’ l’inizio dell’articolo di Andrea Barolini, direttore di Valori. (la Repubblica)

Ne parlano anche altre testate

I Paesi più sviluppati, quelli dell’Unione Europea e gli Stati Uniti in testa, hanno giocato le loro carte in quella che doveva essere l’ultima giornata della COP29, la conferenza dell’ONU sul clima in corso a Baku (rsi.ch)

Non solo: per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5°C, le emissioni globali dovrebbero diminuire del 7,5% all’anno fino al 2035. (Corriere del Ticino)

È una partita a scacchi quella che si sta giocando a Baku, dove la 29ª Conferenza delle Parti (COP29) si avvia al suo cruciale rush finale. Sul tavolo, la seconda bozza diffusa in tarda mattinata, che chiama tutti gli attori a lavorare insieme per mobilitare – «da tutte le fonti pubbliche e private» – almeno 1.300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035, con i Paesi sviluppati che dovrebbero contribuire con 250 miliardi su base annua. (Secolo d'Italia)

Cop29, nuova bozza: dai Paesi sviluppati 250 miliardi ai più poveri

Alla voce obiettivi si legge: “Invita tutti gli attori a lavorare insieme per consentire l'aumento dei finanziamenti per l'azione per il clima ai Paesi in via di sviluppo da tutte le fonti pubbliche e private ad almeno 1,3 trilioni di dollari all'anno entro il 2035”. (la Repubblica)

È il monumento alla nazione asiatica che ha dato il via all’«oil boom» ben prima che Winthrop Rockfeller iniziasse a sforacchiare il Texas. Il primo pozzo petrolifero industriale del mondo (1846) è ancora lì, sovrastato da una torre-scheletro un po’ sinistra, tra i grattacieli scintillanti del centro e il grigio Mar Caspio. (Corriere della Sera)

Il testo fa riferimento ai 1300 miliardi di dollari richiesti dai Paesi in via di sviluppo per affrontare la crisi climatica. Ma è una cifra che dovrebbe arrivare da tutti gli attori. La cifra più importante si ferma a 250 miliardi, considerata troppo bassa. (Sky Tg24 )