Stefano Bandecchi: «Il nuovo Trump sono io»

Il sindaco di Terni: «Siamo la sinistra della destra» Stefano Bandecchi dice che lui è il nuovo Donald Trump. Il sindaco di Terni è impegnato con Alternativa Popolare nella campagna elettorale per la Regione Umbria: «Stavolta, giochiamo in casa. Sarebbe bello arrivare al 2,5%. Qui si vince per un punto e noi potremmo fare la differenza, in un’elezione che veniva data per persa fino a qualche mese fa. (Open)

Se ne è parlato anche su altri media

Sarebbe cosa buona e giusta che i sedicenti democratici-progressisti in giro per l’Occidente comprendessero che nell’orientare il voto dei loro concittadini pesano fattori più consistenti, più strutturali. (La Stampa)

«La classe dirigente» di sinistra negli Usa come in Italia, «non si rende conto della condizioni difficili in cui vive la gente». «Meno spocchia e più cura delle persone». Pensano che basti la «mostrificazione» dell’avversario o arruolare lo star system, non capendo che «il confronto con chi ha successo non fa che approfondire il solco» con chi sta peggio. (Liberoquotidiano.it)

Uno dei grandi temi emersi nelle lamentazioni italiane per l’esito delle presidenziali americane è stato quello del voto femminile. Come è possibile, si sono chieste fior di commentatrici, che le americane abbiano votato per un maschio, bianco, eterosessuale e – ammettiamolo pure noi – con un approccio un tantino d’antan al tema del rapporto tra i due sessi? “Alto tradimento”, è stata la conclusione cui sono giunte, incapaci di andare oltre gli schemi gemelli delle “donne che supportano le donne” contro le “donne che odiano le donne”. (Secolo d'Italia)

La scelta oligarchica, i voltafaccia, le accuse ai neri: gli errori che hanno affondato Harris

Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Ha vinto come ai repubblicani, i rossi sulla cartina geografica del voto, non succedeva dal 2004: il palazzinaro prestato alla politica, e prima alla tv, ha superato Kamala Harris pure sul voto popolare. (L'Unione Sarda.it)

Un primo ingrediente ha che fare con l’opposizione alla cosiddetta woke culture, cioè a quel modo di pensare – molto diffuso nelle università, nell’high tech e nei media – centrato sul tema dei diritti individuali e segnato da una spiccata avversione nei confronti di tutto ciò che ha un qualche riferimento normativo. (Avvenire)

Donald Trump deve un’immensa gratitudine al partito democratico: cinicamente, con un calcolo machiavellico che credevano geniale, i notabili del partito (Joe Biden in testa) hanno fatto di tutto per aiutare Trump a riconquistare ancora una volta la nomination del Grand Old Party. (Corriere della Sera)