CHIUDE A INTRA LA BARRY CALLEBAUT
Giunge come un fulmine a ciel sereno la notizia, data questa mattina dall’azienda a Rsu e rappresentanti sindacali, che chiuderà i battenti entro un anno lo stabilimento della Barry Callebaut (ex Nestlè) di Intra, che impiega in varie forme circa 160 persone. La risposta immediata a questo sviluppo totalmente inatteso è lo stato di agitazione permanente con 4 ore di sciopero alla fine di ogni turno. (Verbania Milleventi)
Su altre testate
Alcuni dipendenti per scongiurare la perdita del posto di lavoro erano andati anche in pellegrinaggio a Lourdes. A… (La Stampa)
La multinazionale del cioccolato Barry Callebaut, quotata a Zurigo, ha annunciato in una lettera ai dipendenti la chiusura dello stabilimento di Intra, in Piemonte. Nell’ambito del piano di investimenti da 500 milioni di franchi svizzeri annunciato un anno fa, infatti, è previsto solo il rilancio delle altre due fabbriche italiane, quella di Perugia e D’Orsogna, in provincia di Chieti. (Il Sole 24 ORE)
A proposito della annunciata chiusura dell’unità produttiva di Intra della Barry Callebaut riceviamo dal sindaco Giandomenico Albertella e pubblichiamo il seguente comunicato: (Verbania Milleventi)
Lo stabilimento della Barry Callebaut di Intra, che impiega 93 dipendenti a tempo indeterminato, 25 con contratti a termine e altri 30/40 addetti nelle imprese dell’indotto, chiuderà entro un anno. «A luglio - dicono - ci erano state date informazioni di tutto altro segno: investimenti per superare criticità produttive». (La Stampa)
E’ questo il commento del sindaco Giandomenico Albertella al termine dell’incontro avuto con Rsu, il referente regionale di Fai Cisl Emilio Capacchione, il direttore di stabilimento Luca Bonardi e quello per l’area Sud Mediterraneo Esteban Segura della multinazionale belga. (La Stampa)
Cento anni di lavoro, in buona parte sotto le insegne di Nestlé e poi di Barry Callebaut negli ultimi trenta. Finirà tra qualche mese la storia della fabbrica di cioccolato di Intra, frazione di Verbania: “Limitata redditività futura e complessità logistica del sito”, le motivazioni avanzate dal gruppo per giustificare l’addio al sito piemontese. (Il Fatto Quotidiano)