Elezioni Usa, America spaccata in due. Il politologo Jones: fratture profonde. “Ma il pericolo vero è la violenza”
– A notte inoltrata l’unico dato certo sull’esito delle elezioni presidenziali statunitensi è l’incertezza. Attesa e manifesta in un Paese in bilico fra la possibilità storica di far entrare la prima donna alla Casa Bianca e quella di rimettere il bastone del comando in mano a chi sepellisce i resti della Guerra fredda sotto una malcelata e controversa cordialità con la democratura di Vladimir Putin (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Su altre testate
Chi ha vinto nella corsa per la Casa Bianca ormai lo sappiamo. Ma su chi ha perso, beh, forse è opportuno fare qualche precisazione. (il Giornale)
Voto equilibrato e conteso. Ma al di là del risultato, per la cui ufficialità bisognerà attendere, la divisione in due dell'elettorato e quindi del Paese è evidente e sarà un problema per chi si insedierà alla Casa Bianca (Italia Oggi)
"Io ovviamente ho votato per Kamala Harris non perché la amo ma perché è una garanzia affinché l'America non diventi un Paese antidemocratico. Per Trump il modello è Viktor Orban. Non c'è altro da aggiungere". (La Stampa)
Da cittadino americano, essendo in questi giorni ancora in Italia, il suo dovere in vista delle elezioni presidenziali Usa lo ha già svolto. Fondatore e direttore del Ferrara Film Festival, si divide tra le mura estensi e la città degli angeli e delle stelle del cinema, Los Angeles. (il Resto del Carlino)
Siamo al dunque. Il risultato del voto americano peserà anche sulle nostre vite? Si teme che la democrazia più antica degeneri in qualcosa di fascistoide se non in una nuova guerra civile. (il manifesto)
Dicono “è la democrazia, bellezza”, ma per loro, noi di sinistra siamo solo degli elitari e snob. (Il Fatto Quotidiano)