Bari, la preside che accusa i genitori divide i suoi colleghi. E nascono le chat: «Ma non in tutte le scuole ci sono i raccomandati»

«Ho ritrovato l’articolo in tutte le chat dei dirigenti scolastici, cittadini e della provincia. Questo glielo posso dire. Come sempre ci sono opinioni discordanti, però molti lo hanno apprezzato. Diciamo la maggior parte dei dirigenti. Qualcuno lo ha trovato eccessivo ma credo faccia parte del gioco». Rosa Scarcia, preside della scuola Marco Polo di Bari, istituto a doppio indirizzo (liceo linguistico e istituto tecnico commerciale), ha raccontato quello che è stato l’impatto delle parole della preside del liceo scientifico Salvemini Tina Gesmundo nel mondo della scuola barese. (Corriere della Sera)

Ne parlano anche altre testate

Tina Gesmundo, esperta dirigente scolastica del Salvemini, uno degli istituti più in voga a Bari, negli ultimi anni, durante un incontro con i genitori in occasione dell’open day lancia un chiaro monito, soprattutto alle famiglie. (quotidianodipuglia.it)

C'è una preside, si chiama Tina Gesmundo, ed è la dirigente del liceo Salvemini di Bari, che ha incontrato i genitori in un open day. Leggi tutta la notizia (Virgilio)

Sta di fatto che durante il benedetto Open Day la preside di un liceo barese, Tina Gesmundo, ha detto ai genitori in visita qualcosa di inedito, scomodo e sorprendente: la verità. (Corriere della Sera)

La preside Tina Gesmundo del liceo di Bari: «Da mesi non faccio altro che risolvere problemi di genitori che non accettano nemmeno il 5»

Tina Gesmundo, dirigente del liceo scientifico Gaetano Salvemini di Bari, è finita sulla ribalta della cronaca nazionale dopo il suo intervento nel corso dell’open day tenutosi domenica scuola. La dirigente scolastica ha presentato la scuola, mettendo l’accento sul ruolo delle famiglie e sui tanti problemi con cui oggi i docenti devono confrontarsi. (Corriere della Sera)

Un momento in cui si prova a presentare la scuola nel miglior modo possibile, così da convincere quante più famiglie ad iscrivere i propri figli in quello specifico istituto. (Corriere della Sera)

«No, assolutamente». E gli studenti? (Vanity Fair Italia)