Firenze, scuole chiuse e presidio per lo sciopero

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Corriere Fiorentino INTERNO

Scuole chiuse, manifestazioni, lezioni a singhiozzo. Ha avuto ripercussioni anche su Firenze e la Toscana lo sciopero nazionale indetto dalla Flc Cgil per chiedere per scuola università e ricerca più risorse economiche per il rinnovo del contratto, lo stop all’autonomia differenziata dei contratti, la centralità del contratto collettivo, la fine del precariato e niente più tagli. Cinquecento lavoratori di scuola, università, enti di ricerca, istituti di alta formazione e scuole private hanno protestato sotto la Prefettura. (Corriere Fiorentino)

La notizia riportata su altri media

“Per il nostro ateneo si tratta di un taglio veramente pesante: benché sia formalmente quantificato in circa 7 milioni di euro, di fatto corrisponde a più del doppio per la revisione dell’impostazione di alcune voci contabili. (LA NAZIONE)

Secondo quanto si apprende da fonti accreditate, la rilevazione fatta alle 18 di giovedì - e riguardante quasi il 57% delle scuole italiane - indicava infatti una percentuale di adesione media del 5,20%, con punte superiori al 6,5% tra il personale Ata, leggermente inferiori al 5% tra il personale docente, sotto l'un per cento tra i dirigenti e del 2% tra il personale educativo. (Il Sole 24 ORE)

“Siamo qui per dire no al taglio dei salari che vuole il governo, per chiedere politiche diverse per il welfare pubblico perché siamo convinti che senza investimenti su scuola, sanità e sul futuro delle nuove generazioni non c’è futuro per il nostro Paese”. (FLC CGIL)

I prof: «Siamo i nuovi poveri del settore pubblico» (Corriere Delle Alpi)

Lo sciopero del settore della conoscenza per l’intera giornata di ieri, proclamato dalla Flc Cgil su tutto il territorio nazionale, è stato accompagnato da presìdi, cortei e flash mob. La segretaria generale Flc Cgil Teramo, Alessandra Palombaro, ha evidenziato le ragioni della protesta: dall’adeguamento salariale («in Italia gli stipendi sono i più bassi d’Europa e, rispetto ai lavoratori della funzione pubblica, a parità di titolo di studio, il divario è di circa 6.500 euro»), all’autonomia differenziata che crea disparità fra le regioni, alla diffusa condizione di precariato (Il Centro)

È l’unica della sua scuola ad avere le chiavi del plesso, la sua decisione di non aprire ha permesso di manifestare anche agli insegnanti precari che temevano ritorsioni. (il manifesto)