Il Futurismo alla GNAM: apologia di un’estetica in perenne tensione

«Vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerarietà. Il coraggio, l’audacia, la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia». Così tuonava Filippo Tommaso Marinetti nel suo Manifesto del Futurismo, un proclama che non solo ha scardinato il concetto di arte come contemplazione, ma che sembra riecheggiare con prepotenza nelle sale della GNAM di Roma, trasformate in un’agorà contemporanea dove il Futurismo torna a essere la pietra dello scandalo. (ExibArt)

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"Il Tempo del Futurismo" finalmente si disvela. ROMA. (La Stampa)

Ossia a rendere con troppa faciloneria i futuristi una bandiera della destra di governo, come fu fatto quando alla Galleria Nazionale d’arte Moderna tutta la nomenklatura dei fratelli e delle sorelle d’Italia, Giorgia Meloni compresa, si precipitarono alla mostra in onore dell’autore del «Signore degli anelli». (ilmessaggero.it)

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma celebra il movimento futurista fra cinema, architettura, musica e cucina. Il servizio video di Artslife (ArtsLife)

Futurismo alla Gnam: il movimento che aprì la strada a tutte le avanguardie raccontato (anche) ai ragazzi di oggi

C’è un paradosso che rischia di passare inosservato nella mostra Il Tempo del Futurismo, ospitata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma da oggi fino al 28 febbraio 2025. L’evento, progettato per celebrare un movimento che ha fatto della provocazione la sua cifra stilistica, è al centro della polemica. (L'HuffPost)

L’accesso alla casa, aperta a giugno 2021 per la prima volta dopo 30 anni, è previsto solo con visite guidate acquistando il biglietto online o presso la biglietteria del Maxxi. (Repubblica Roma)

Mi limito a questo nome, il cui acronimo da sempre è Gnam, perché la recente aggiunta di una C nel logo, per arrivare a GnamC, (immagino che stia per Contemporanea) è per me tardiva per avere il potere di sostituire quello storico “GNAM” che è anche giocoso suono, soprattutto a Roma, che riecheggia Alberto Sordi: “Gnam! Arte me te magno!”. (Artuu)