Meloni riferisca in Aula sul "fallimento Albania" e il suo decreto fantasma

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“Chiediamo un’informativa urgente della presidente Meloni dopo il Cdm di ieri che ha approvato il decreto Albania. Un decreto fantasma che nemmeno i membri del governo hanno potuto visionare“. Così la capogruppo PD alla Camera, Chiara Braga, in aula alla Camera. “Pensavamo di poter conoscere oggi il decreto nella conferenza stampa convocata e invece no, perchè la conferenza stampa non c’è stata perchè forse c’è imbarazzo a rispondere alle domande su questo decreto. (Partito Democratico)

La notizia riportata su altri media

Questo pomeriggio, il presidente Mattarella ha incontrato in privato il presidente Meloni al termine del Consiglio Supremo di Difesa. Con la sua emanazione, il capo dello Stato ha autorizzato la presentazione alle Camere del relativo disegno di legge di conversione. (il Giornale)

Attraverso un suo portavoce, ieri pomeriggio la Corte di Giustizia ha confermato che di fronte a un richiedente proveniente da Paese designato sicuro la cui domanda è stata respinta, il giudice deve verificare la legittimità della designazione. (Il Fatto Quotidiano)

Non si arrende il governo che, dopo le sentenze dei giudici dell'immigrazione che non hanno convalidato il fermo per i 16 richiedenti asilo portati in Albania, rispunta la possibilità per il ministero dell'Interno di inserire il ricorso in Corte d'Appello contro le ordinanze del Tribunale sul trattenimento dei migranti nei centri per il rimpatrio. (Tiscali Notizie)

Lo sport della sinistra? Sparare sull'Italia. Ma con Meloni Roma è un laboratorio per la Ue

“La sentenza della Corte di Giustizia Ue è direttamente vincolante, lo strumento corretto nelle mani del governo contro la decisione del tribunale di Roma è il ricorso per Cassazione, che infatti è già stato presentato”. (L'HuffPost)

Al centro c’è sempre il decreto Paesi sicuri varato in Cdm lunedì. Più che storici per la data iconografica per l’esecutivo, si tratta però di ricorsi giuridici. (ilmessaggero.it)

L’ultima occasione in cui il mondo progressista si è esibito in un per nulla sorprendente tiro al bersaglio è stata la sentenza del tribunale di Roma che ha tentato di smontare il «modello Albania» aggrappandosi, con le unghie, a una sentenza della Corte di Giustizia europea sul caso di un migrante moldavo nella Repubblica Ceca. (il Giornale)