Pistoia, preside e prof accusati di molestie: sequestrati i cellulari, chat sotto esame

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Sgomento, incredulità, silenzi pesanti come macigni. È questo il clima che si è abbattuto su un istituto scolastico di Pistoia dopo l’arresto, venerdì scorso, della preside e di un insegnante, finiti ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Un’indagine che ha scosso non solo la scuola, ma l’intera città, sollevando domande scomode su quanto possa accadere tra i corridoi di un luogo che dovrebbe essere sinonimo di sicurezza.

I carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Chiara Contesini, hanno sequestrato i telefoni dell’insegnante e della studentessa minorenne coinvolta, trovando una mole impressionante di messaggi scambiati fin dall’inizio dell’anno scolastico. Chat quotidiane, a tratti confidenziali, in cui spicca almeno una frase sessualmente esplicita rivolta alla ragazza. Ma non solo parole: secondo le accuse, il professore di italiano, 58 anni, avrebbe approfittato di un momento di solitudine con l’alunna, facendola uscire dalla classe con un pretesto per poi aggredirla.

La preside, invece, sarebbe accusata di aver coperto i fatti, ignorando segnali che, se colti in tempo, avrebbero potuto evitare il peggio. Un comportamento che, se confermato, rappresenterebbe un tradimento non solo verso la studentessa, ma verso l’intera istituzione scolastica. "Non ci sono parole, ma la verità non è quella che viene raccontata", ha detto qualcuno tra i colleghi, in un misto di difesa e incredulità. Ma i fatti, almeno per ora, parlano chiaro.

Il caso riapre una ferita mai del tutto sanata: quella delle molestie nelle scuole, dove il rapporto di fiducia tra docente e allievo può trasformarsi in un’arma. Non è il primo episodio del genere, eppure ogni volta sembra cadere lo stesso velo di stupore. Come se la scuola, luogo di crescita e conoscenza, dovesse essere per forza immune da certi orrori. Invece, la cronaca dimostra il contrario.