La logica dietro le nomine di Trump
Hanno suscitato un certo scalpore alcune delle nomine recentemente effettuate da Donald Trump. Alcuni commentatori, americani e nostrani, hanno subito iniziato a stracciarsi le vesti, accusando il presidente in pectore di aver selezionato figure inesperte, radicali e troppo fedeli a lui. In particolare, a finire nel mirino delle critiche sono soprattutto stati Pete Hegseth al Pentagono, Tulsi Gabbard alla direzione dell’Intelligence nazionale e Matt Gaetz alla guida del Dipartimento di Giustizia. (Panorama)
Ne parlano anche altre fonti
Donald Trump dopo la vittoria alle elezioni americane del 5 novembre va avanti con le nomine choc di fedelissimi ed estremisti che stanno spiazzando e lasciando increduli anche alcuni esponenti della maggioranza repubblicana al Senato che, secondo la Costituzione, deve passare al vaglio queste nomine, nelle audizioni, per poi ratificarle con il voto prima in commissione e poi in aula. (Adnkronos)
Wullaert ha parlato al termine di Sampdoria-Inter Women 0-3. La centrocampista belga ha realizzato una bellissima doppietta. (Inter-News)
Si va dall’uomo più ricco del mondo alla guida del nuovo Doge, a una governatrice “killer di cani” alla sicurezza interna, a un ex colonnello delle forze speciali (duro con la Cina) alla sicurezza nazionale Il tycoon sta preparando la squadra che lo affiancherà durante il suo secondo mandato alla Casa Bianca. (Sky Tg24 )
Donald Trump ha annunciato la nomina di Matt Gaetz come procuratore generale, il ministro di Giustizia degli Stati Uniti: è la scelta finora più controversa per la sua nuova amministrazione, che ha fatto infuriare gli stessi repubblicani. (Corriere della Sera)
È una scommessa audace che riflette il carattere del magnate newyorkese: meglio volti telegenici e leali che tecnocrati freddi e distanti. Dopo il ritorno trionfale sulla scena politica americana, il presidente-eletto sta componendo il suo team di governo con una strategia che mischia spettacolo, fedeltà e un pizzico di provocazione. (Secolo d'Italia)
Dipende anzitutto dalla risposta del Partito repubblicano". Riuscirà Donald Trump a insediare la sua squadra di controversi fedelissimi ai vertici della nuova amministrazione? "La partita è aperta – risponde Gregory Alegi, 61 anni, analista e docente di Storia e politica americana alla Luiss –. (QUOTIDIANO NAZIONALE)