Giocatrice di hockey morta nel naufragio, in Italia per provare a curare il figlio malato

CROTONE – Raggiungere l’Italia per far curare il figlio di 3 anni gravemente malato. Questa la motivazione che ha spinto Shahida Raza, la giocatrice della nazionale di hockey pachistana, morta nel naufragio di Cutro a salire su quell’imbarcazione. A riferirlo è stata la sorella della donna, Saadia Raza alla Bbc. La donna al telefono da Quetta, in Pakistan, ha raccontato che Shahida aveva chiamato un’ultima volta quando era ancora a bordo del caicco, partito quattro giorni prima dalla Turchia, dicendo che stava per arrivare in Italia. (Quotidiano online)

Ne parlano anche altre fonti

Rintracciata dalla Bbc, parla la sorella della morta davanti alla spiaggia: «Mia sorella è partita perché voleva trovare le terapie migliori per curare suo figlio piccolo, disabile dopo essere stato colpito da un ictus quando aveva 40 giorni». (Corriere della Sera)

"Chi era Shahida Raza" Chintu, come veniva chiamata, era capitano della Nazionale pakistana di hockey. C'è anche lei tra le vittime del naufragio di Crotone, in Calabria. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

La tragedia si è verificata nelle prime ore del mattino del 26 febbraio a Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Un barcone con a bordo oltre 100 persone si è scontrato contro gli scogli a causa del vento, spezzandosi e naufragando a pochi metri dalla costa. (alfemminile.com)

Ed ora per il piccolo, sopravvissuto alla traversata, è partita una gara disolidarietà. Aveva affrontato il viaggio in barcone dalla Turchia nella speranza di raggiungere l'Italia e qui far arrivare il figlio di 3 anni bisognoso di cure mediche. (La Stampa)

C'era anche Shahida Raza sul barcone carico di migranti naufragato lo scorso fine settimana di fronte alle coste calabresi. Ventisette anni, era una calciatrice pachistana e una giocatrice di hockey su prato, ex capitana della nazionale del suo Paese. (Donna Moderna)

Saadia Raza, che vive a Quetta, la città del sudovest del Pakistan da dove era partita anche Shahida, ha detto di aver ricevuto dalla sorella una telefonata quando ormai il viaggio stava per concludersi. (Il Dispaccio)