Omicidio Cecchettin, difesa Turetta: “Non merita l’ergastolo, non è Pablo Escobar”, pm: “Ci ha preso tutti in giro”

Se ieri è stata la giornata che sancito la richiesta di ergastolo per Turetta, quest'oggi è toccato alla difesa spiegare le ragioni per cui il killer di Giulia Cecchettin non merita il carcere a vita. "Insussistenza delle aggravanti, della premeditazione, della crudeltà, degli atti persecutori e del rapporto affettivo", è la tesi dei legali Giovanni Caruso e Monica Cornaviera. Durante la sua arringa, Caruso ha sostenuto che "l'ergastolo è da molto tempo ritenuto una pena inumana e degradante, le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. (Il Giornale d'Italia)

Se ne è parlato anche su altre testate

“Vuole che gli scriva molte volte al giorno – scriveva la ragazza –; non accetta le uscite con le mie amiche; ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, la tortura, robe così”. (Luce)

«L’ho lasciato e spero davvero di rimanere fedele alla mia scelta», aveva scritto Giulia Cecchettin. «Adesso faccio una lista di cose che non andavano perché devo autoconvincermi di aver fatto la cosa giusta anche se mi manca da matti e sto morendo dentro al pensiero di starlo facendo soffrire». (Vanity Fair Italia)

E all’inizio aveva fatto – certo, con artificio in parte anche retorico – una sorta di confessione a cuore aperto: «Quello di oggi per noi è un compito tra i più difficili dell’esperienza professionale di un avvocato difensore – aveva detto Giovanni Caruso – Oggi dobbiamo difendere, sul piano tecnico ovviamente, un imputato reo confesso di un omicidio efferato, violento, gravissimo. (Corriere della Sera)

Femminicidio Giulia Cecchettin, la difesa di Filippo Turetta prova a evitare l’ergastolo

Articolo in aggiornamento I punti chiave La premeditazione (il Giornale)

"Mi ha preso in giro, ad esempio, quando mi veniva detto che il prelievo bancomat fu fatto per fare shopping nell'unico luogo dove i contanti non servono, al centro commerciale", ha aggiunto. (la Repubblica)

Ieri al processo in Corte d'Assise a Venezia il pm ha chiesto la pena massima per l’imputato: “Ha mentito più volte, difficile pensare non sia premeditato”. Oggi parola alla difesa, che potrebbe tentare la carta della “giustizia riparativa”, non uno sconto di pena, ma un percorso di “redenzione". (Sky Tg24 )