42TFF | Eden, recensione del film di Ron Howard
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Il regista premio Oscar porta al 42esimo Torino Film Festival un film-parabola con un cast di star. Le biografie, gli eventi e i personaggi fuori dall’ordinario non sono mai mancati nella carriera di Ron Howard. Basti pensare che al fianco della sua filmografia di finzione, il regista statunitense accompagna da decenni anche un nutrito percorso documentaristico. Stare in prossimità delle persone e delle loro storie, talvolta assurde, sconosciute, incomprese, è un metodo d’indagine antropologico all’interno del quale Howard cerca spesso di cogliere un piglio edificante. (My Red Carpet)
Ne parlano anche altri giornali
Addio a Carmine Donnarumma, super tifoso del Napoli portato via da un brutto male. La sua ultima richiesta: “Al mio funerale cantate Napule è”. (Spazio Napoli – News Napoli Calcio e Calciomercato Napoli)
Così ha parlato dell'esperienza e della storia vera che così tanto l'ha colpito. (ComingSoon.it)
Personaggio di ampie conoscenze e vedute, maturato nella Germania proto-hitleriana e ossessionato perciò dal sentimento storico della disfatta della civiltà, questo burbero Fitzcarraldo di lettere e filosofia è esattamente la risposta affermativa alla massima feuerbechiana: l’uomo è ciò che mangia. (cinematografo.it)
Dopo aver flirtato con il cinema mainstream, realizzando dei Blockbuster solidi ma anonimi, il regista americano ha deciso di ritornare a percorrere il sentiero delle storie vere, come aveva già fatto in precedenza con A Beautiful Mind e Apollo 13. (CiakClub)
Da una parte c’è l’idealismo del dottor Ritter e della compagna Dora, dall’altra il pragmatismo sociale di Margaret e Heinz e, in mezzo, la rapacità coloniale della «baronessa» Eloise: chi riuscirà a scamparla? In un film interpretato –tra gli altri- da Jude Law, Vanessa Kirby, Daniel Brühl e una conturbante Ana de Armas, ad andare in scena sono soprattutto meschinità e ipocrisie ammantate da principi e diritto alla sopravvivenza. (Corriere della Sera)
In questo momento, ci troviamo a vivere una trasformazione tecnologica velocissima: difficile capire a chi credere ma se troviamo soluzioni solidali e non di fuga, forse, c’è ancora speranza». «Questa storia dimostra che l’unica via per la sopravvivenza viene dal credere nel futuro. (Corriere della Sera)