La risposta culturale ai dazi di Trump: attraiamo i cervelli in fuga dagli Usa

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
il Nord Est ESTERI

Donald Trump è un ciclone che sta travolgendo molte cose, alcune delle quali sono quelle che hanno fatto degli Stati Uniti il grande Paese che è. A renderli attrattivi per i talenti di tutto il mondo, dai tempi della fuga degli scienziati e degli intellettuali dall’Est Europa sovietizzata e dall’Europa occidentale nazifascista, a quelli più recenti degli studenti e degli scienziati più brillanti da Europa, Cina, India e da ogni parte del mondo, sono stati certo le risorse del Paese più ricco, con un sistema finanziario capace di sostenere l’innovazione, ma anche e in molti casi soprattutto l’apertura, le libertà, lo stato di diritto. (il Nord Est)

Ne parlano anche altri media

Il 75% degli scienziati statunitensi che hanno risposto a un sondaggio di Nature sta valutando di lasciare il paese. I tagli ai finanziamenti per la ricerca negli Stati Uniti, imposti dall’amministrazione Trump, hanno spinto numerosi scienziati a riconsiderare il loro futuro. (Il Sole 24 ORE)

I primi due mesi della presidenza Trump sono stati caratterizzati da una lunga serie di decisioni politiche che hanno conseguenze dirette sulla comunità scientifica, sia statunitense che internazionale. (Scienza in rete)

Che ne sarà di noi è il titolo di un film generazionale di vent’anni fa (sì, avete letto bene) che vede protagonisti giovani (quasi) ventenni – da Silvio Muccino a Elio Germano, da Valeria Solarino a Violante Placido – che si interrogano sul loro futuro dopo la maturità. (LifeGate)

Questa inchiesta rappresenta un contributo significativo al dibattito sulla crisi della scienza contemporanea, offrendo una riflessione profonda e documentata sulle sfide che la comunità scientifica deve affrontare per riconquistare la fiducia del pubblico e garantire che la ricerca torni a essere un motore di progresso autentico e disinteressato (il Giornale)

Qualcosa era già nell’aria, ma il primo annuncio di un addio eccellente ha suscitato ugualmente scalpore nella comunità accademica americana. A rompere gli indugi è stato Jason Stanley, professore di filosofia a Yale e autore del libro acclamato a livello internazionale Noi contro loro. (Avvenire)

Gli Stati Uniti sono ad oggi il maggior motore mondiale della ricerca e costituiscono un sistema attrattivo per cervelli provenienti da tutto il mondo. L’attacco da parte dell’amministrazione Trump alle università e alla ricerca statunitensi è un evento involutivo gravido di conseguenze negative a lungo termine a livello planetario. (Corriere della Sera)