La retromarcia di Netanyahu: così i «messianici» dettano l'agenda al premier sotto ricatto
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Quando atterra a New York, Bibi l’Americano respira aria di casa ma è l’atmosfera politica che lo segue da Israele a dar fiato alle sue parole. Pronunciate già sull’Ala di Sion, l’aereo primoministeriale, ai giornalisti che lo accompagnano nel viaggio. L’annuncio internazionale di una possibile pausa nello scontro con Hezbollah viene subito riportato sul piano locale dagli alleati più estremisti nel governo di estrema destra: Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader messianico dei coloni, proclama che la «campagna militare nel Nord può finire con un solo scenario: la distruzione di Hezbollah». (Corriere della Sera)
Su altre fonti
A Beirut ha vissuto e studiato. Luigi Toninelli è ricercatore dell’Ispi specializzato in Medio Oriente: Libano e Iran in particolare. (Corriere della Sera)
PUBBLICITÀ L'assenza dell'esercito libanese regolare nell'attuale crisi tra Israele e Hezbollah solleva interrogativi sulla capacità delle istituzioni statali di affrontare un conflitto su larga scala (Euronews Italiano)
L’obiettivo è di far ritirare Hezbollah al Nord del fiume Litani e degradare le capacità militari dell’organizzazione sciita così da permettere ai circa 60 mila cittadini… (La Stampa)
No, Netanyahu non è Churchill, come giustamente ha scritto Francesco Cundari su Linkiesta ma sono pochi i liberali, a mia conoscenza, che lo considerano un difensore della liberaldemocrazia occidentale. (Nicola Porro)
In particolare, il presidente Netanyahu annuncia, in maniera certa, che è necessaria – sono parole riportate da Ansa – un’espansione degli obiettivi di guerra dello Stato ebraico per includere il ritorno dei residenti nelle aree settentrionali del paese. (Radio Radio)
Che è il capo del partito di estrema destra Otzma Yehudit, che ieri ha minacciato di lasciare il governo – e quindi di farlo cadere – se il premier israeliano accettasse la proposta di cessate il fuoco americana e francese. (il manifesto)