Stellantis sale con il settore auto, non pesa lo sciopero in Usa

Stellantis viaggia in territorio positivo e, con un rialzo oltre un punto percentuale, è tra le migliori del FTSE MIB e ignora lo stallo nelle trattative sul rinnovo di contratto di lavoro negli Stati Uniti e il conseguente sciopero iniziato la settimana scorsa. Il gruppo beneficia del buon andamento del comparto auto europeo, tra i migliori di giornata (+1,1% l'Euro Stoxx 600 di settore). Sul fronte americano, le trattative tra United Auto Workers (Uaw), il maggiore sindacato del comparto auto americano, e le "Big 3" di Detroit, ovvero Stellantis, Ford e General Motors, non stanno approdando a nulla e, anzi, le posizioni sono molto distanti, soprattutto sul tema salariale (il sindacato chiede un incremento del 40%, la società offre il 21%). (Il Sole 24 ORE)

La notizia riportata su altri media

Al tavolo organizzato a Palazzo Acquaviva, assieme al sindacato ha risposto presente solo il direttore generale dell’Ospedale Gubitosa. WhatsApp Facebook Twitter Email Print (Caserta Web)

Le stime di agosto parlavano di danni intorno ai 5 miliardi di dollari per uno sciopero di 10 giorni nel cuore industriale degli Stati Uniti. L’industria automobilistica vale circa il 3% del prodotto interno lordo degli Stati Uniti e le case di Detroit rappresentano circa la metà del mercato nazionale. (Il Sole 24 ORE)

Il giorno dopo, i lavoratori dell’auto sono entrati in sciopero. La temperatura dell’estate calda americana è ulteriormente salita di un grado. (Il Manifesto)

La grande guerra Usa: lavoratori contro robot Stati Uniti (La Stampa)

Lo sciopero riguarda il mancato rinnovo del contratto, in cui la UAW sta rivendicando un aumento salariale complessivo del 40%, la riduzione di orario di lavoro portando la settimana a 32 ore lavorative, il ritorno dei piani pensione aziendali (ora individuali) e lo stop al ricorso ai lavoratori temporanei. (USB)

Lo sciopero, che per ora ha fermato tre fabbriche, potrebbe essere esteso ad altri stabilimenti: se durasse 10 giorni, costerebbe all’economia Usa 5 miliardi di dollari. (Corriere della Sera)