Controllori Mef, Tajani frena. Il Tesoro apre a modifiche
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Antonio Tajani non ci gira troppo attorno e la mette giù dura. «Credo», dice, «che debba essere corretta una norma priva di qualsiasi senso, voluta forse da qualche burocrate del Mef». La norma in questione è quella che obbliga tutte le imprese, pubbliche o private, che accedono a contributi pubblici in maniera diretta o indiretta, di aprire i loro collegi sindacali ad un funzionario del Tesoro. è Roba da Germania dell’est, secondo il ministro degli Esteri. (ilmessaggero.it)
Ne parlano anche altre testate
Gentile Redazione, faccio seguito all’articolo di Savino Gallo del 29 ottobre (si veda “ANC: «No al controllo diretto del MEF nelle imprese»”) per sottolineare l’invasività e l’invadenza della norma che consente allo Stato di nominare un rappresentante del MEF negli organi di controllo degli enti (parrebbe tutti) che hanno ricevuto contributi dallo Stato (con una soglia bassissima di 100. (Eutekne.info)
Oggi al tradizionale convegno sulla Giornata Mondiale del Risparmio (che compie cento anni) è prevista la partecipazione del capo dello Stato Sergio Mattarella. Intanto sta suscitando diffuse critiche la norma contenuta nella proposta di Legge di Bilancio secondo cui per esigenze di controllo della finanza pubblica in tutte le imprese, gli enti, le fondazioni, gli organismi vari che ricevono direttamente o indirettamente significativi contributi pubblici in qualsiasi forma il ministero dell'Economia designa un proprio rappresentante nei rispettivi collegi sindacali o di revisione. (Milano Finanza)
Nemmeno in Cina o in Russia, esiste una norma così anti mercato come quella che vorrebbe introdurre il governo con la nuova legge di Bilancio: mettere un proprio sindaco in ogni società che abbia ricevuto un contributo dallo Stato. (la Repubblica)
A partire dal nuovo anno, enti e imprese che riceveranno contributi dallo Stato di grossa portata saranno soggette a controlli specifici, al fine di potenziare la supervisione sull’uso dei fondi pubblici erogati. (PMI.it)
Ma per il concordato preventivo biennale, lo strumento messo in campo dal governo per incassare almeno 2 miliardi di euro da destinare al taglio dell’Irpef, già si profila un “secondo tempo” dopo la scadenza del 31 ottobre. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
ROMA . Più cautamente la norma somiglia a certe pratiche in voga in Cina o nei paesi nordafricani, dove il sì agli investimenti delle aziende straniere passa dall’imposizione di rappresentanti del governo negli organi societari. (La Stampa)