Migranti in Albania, respinte tutte le richieste di asilo: venerdì la decisione sul trattenimento

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Venerdì i giudici sono chiamati a decidere sulla convalida o meno dei trattenimenti di 43 dei 49 migranti arrivati dall'Italia in Albania a bordo del pattugliatore Cassiopea. La denuncia del Tai: "Gravi criticità procedurali, che violano diritti fondamentali" PUBBLICITÀ Slitta a venerdì la decisione dei giudici della Corte d'appello di Roma che si pronunceranno sulla convalida dei trattenimenti di 43 dei 49 migranti arrivati dall'Italia martedì mattina all'hotspot di Shengjin, in Albania, a bordo del pattugliatore Cassiopea. (Euronews Italiano)

Se ne è parlato anche su altri giornali

In precedenza non sono mai convalidati, e questa volta è cambiato ben poco. Sei persone migranti portate in Albania dalla Marina militare sono già tornate in Italia. (Fanpage.it)

Dopo due giorni, nessuno dei migranti aveva ancora conferito con un legale, alla faccia del diritto alla difesa, che sarebbe inviolabile. (Il Fatto Quotidiano)

Si svolgeranno oggi, in Corte d'Appello a Roma, le udienze di convalida dei trattenimenti per 44 dei 49 migranti richiedenti asilo portati venerdì scorso nel Cpr di Gjader in Albania. Per 5 di loro, 4 minori e un soggetto vulnerabile, è stato già predisposto il rientro in Italia (Il Sole 24 ORE)

«Essere qui per loro è una novità, non se lo aspettavano. È così che si sentono i 43 migranti attualmente presenti nel centro di Gjadër, in Albania. (Vita)

La mancanza di una certificazione individuale per ogni persona trasferita, uno screening medico effettuato da medici militari e poca chiarezza sugli strumenti utilizzati per l’accertamento dell’età: sono le nuove criticità emerse dall’ultimo trasferimento di 49 persone nel centro di Shëngjin, che dimostrano ancora una volta che il Protocollo Italia-Albania rappresenta un rischio per la salute delle persone migranti. (la Repubblica)

Una fretta sospetta, dovuta alla necessità di rispondere all’esplosione di sbarchi che si è verificata all’improvviso durante la detenzione … (La Stampa)