A Rovigo la mostra monografica ‘Henri Cartier-Bresson e l'Italia’
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– A partire da sabato 28 settembre al 26 gennaio, a Palazzo Roverella di Rovigo viene proposta la più importante mostra monografica italiana su Henri Cartier-Bresson, incentrata sul lungo rapporto tra il maestro francese e il nostro paese. La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l'Accademia dei Concordi, Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, è realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e la Fondazione Camera - Centro Italiano per la Fotografia di Torino, con la curatela di Clément Chéroux, e Walter Guadagnini, direttori delle rispettive Fondazioni. (il Resto del Carlino)
Ne parlano anche altri giornali
Figura centrale nella costruzione dell’immagine del Sud – e in particolare di queste regioni – fu lo scrittore e pittore Carlo Levi, riferimento per i tanti fotografi, italiani e stranieri, che si muovevano tra Matera e i paesi del territorio, tra cui Scanno nei pressi de L’Aquila, divenuta celebre proprio grazie agli scatti di Cartier-Bresson e più tardi di Giacomelli. (FOTO Cult)
Una mostra che parla a più livelli è quella appena inaugurata a palazzo Roverella su “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, che al primo impatto ha già riscosso un ottimo riscontro di pubblico, a giudicare dalla folla di visitatori del primo giorno. (La Voce di Rovigo)
Continua, quindi, la scelta di dedicare la rassegna autunnale del Roverella ad approfondire aspetti ed evoluzione di una delle più recenti arti dell’immagine, attraverso i suoi esponenti più rappresentativi, con l’ulteriore pregio di regalare sempre nuove prospettive. (La Voce di Rovigo)
È stata presentata ieri (la mattina a palazzo Roncale e nel pomeriggio al salone del grano della Camera di Commercio di piazza Garibaldi), la mostra “Henri Cartier-Bresson e l’Italia”, che sarà aperta palazzo Roverella da oggi 28 settembre e fino al 26 gennaio 2025. (ilgazzettino.it)
Con la sua Leica venne a esplorare l’Italia ben prima di diventare un mito della fotografia, e poi tornò più volte, perché Henri Cartier-Bresson (Chanteloup-en-Brie, 1908-Montjustin, 2004), definito l’«occhio del secolo» per la sua instancabile e lucida capacità di documentare, questo Paese lo capì da subito, e continuò a guardarlo con l’incanto e la profondità che ci ha restituito nei suoi scatti. (Il giornale dell'Arte)
Non so se è nell’immagine di una bambina che, all’inizio degli anni ’50, attraversa una strada nel cuore di Roma con una grande bottiglia in braccio o nel profilo di una donna che si intravede, lontano sul ponte, o nella voracità di uomo e un ragazzo che mangiano spaghetti in mezzo alla via, forse è nella geometria di scale e donne o nei vuoti riempiti dai bambini, no, non so dov’è che si annida l’arte di Henri Cartier-Bresson. (Io Donna)