Un buco nero "vorace" sfida le leggi della fisica: scoperta incredibile
I buchi neribuchi neri supermassicci possono avere una massa pari a miliardi di volte quella del nostro Sole. Si trovano al centro della maggior parte delle galassie e crescono nutrendosi delle stelle vicine. C’è però un mistero: come hanno fatto i buchi neri supermassicci nell'universo primordiale a diventare così grandi e così in fretta? Il 4 novembre gli astronomi del NOIRLab hanno dichiarato di aver trovato un buco nero supermassiccio che consuma materia 40 volte più velocemente rispetto alla soglia massima teorica conosciuta come limite di Eddington (Radio 105)
Su altri giornali
Nuove scoperte sui buchi neri primordiali rivelano dettagli sorprendenti sulla formazione dei colossi cosmici nell’universo appena nato, grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Hubble. (CUENEWS | Space)
Questa osservazione sfida le teorie precedenti sui limiti di accrescimento dei buchi neri: il fenomeno potrebbe spiegare perché alcuni buchi neri primordiali appaiano molto più massicci di quanto ci si aspetterebbe data la loro giovane età. (Tom's Hardware Italia)
Ricercatori hanno scoperto un buco nero supermassiccio al centro di una galassia che si nutre di materia a un ritmo incredibile, una velocità 40 volte superiore al limite di Eddington, cioè la soglia massima ritenuta possibile dalle attuali teorie astronomiche. (Virgilio Notizie)
Si tratta di un buco nero supermassiccio che si trova nel mezzo di una galassia chiamata LID-568, formata appena 1,5 miliardi di anni dopo il Big Bang, e che sembrerebbe divorare materia alla velocità impressionante di oltre 40 volte la soglia massima teorica conosciuta come limite di Eddington (WIRED Italia)
Un nuovo passo avanti nella comprensione dei buchi neri è stato fatto grazie al James Webb, il più potente telescopio spaziale mai realizzato. (globalscience.it)
La ricerca è stata effettuata da un team coordinato dall’International Gemini Observatory/Nsf NoirLab di cui fanno parte anche quattro studiosi italiani dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). (METEO.IT)