«Familia» al festival di Venezia 2024: «Il male va raccontato soprattutto ai ragazzi»

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Racconta una storia vera, una tragica storia di violenza domestica e di sangue, «Familia» di Francesco Costabile, un film molto applaudito ad Orizzonti e che non avrebbe sfigurato in concorso. «Familia», un titolo in latino, perché? «La famiglia dovrebbe essere un luogo di condivisione e di amore» dice il regista, al suo secondo film dopo «Una femmina». «La desinenza latina rimanda a qualcosa di più inquietante, al ruolo di dominus che il pater familias esercitava sui propri schiavi, compresi la moglie e i figli. (ilmattino.it)

Se ne è parlato anche su altri media

Disponibili i trailer ufficiali di alcuni dei film in Concorso e Fuori concorso a Venezia 81. Tra i titoli presentati Familia, l’opera seconda di Francesco Costabile in Concorso nella sezione “Orizzonti” e Taxi Monamour, quarto lungometraggio di Ciro De Caro (Spaghetti Story) che sarà presentato in concorso il 3 settembre alla 21ª edizione delle “Giornate degli Autori”. (Cineblog)

“Ho raccontato un tema drammatico che ritroviamo nella cronaca e nella realtà di tutti i giorni: la violenza domestica”. Tratto dal romanzo Non sarà sempre così di Luigi Celeste, il film è un melodramma nero che racconta la violenza, soprattutto quella psicologica, di un padre di nome Franco (Francesco Di Leva) che ha reso l’infanzia di due ragazzi (Francesco Gheghi e Marco Cicalese) e la giovinezza di sua moglie Licia (Barbara Ronchi) un ricordo fatto di paura e prevaricazione. (cinematografo.it)

Per due ore, siamo lì, in attesa. Attendiamo, smaniamo sulla poltrona, in qualche modo vorremmo intervenire, aiutare, spronare. Diventiamo parte attiva di un'opera tesa come sono tese le corde di un violino, intanto che il respiro sale. (Movieplayer)

Familia. La recensione del film di Francesco Costabile

Nel cast del film, tratto dal libro Non sarà sempre così di Luigi Celeste, anche Francesco De Lucia, Tecla Insolia, Enrico Borrello, Giancarmine Ursillo, Carmelo Tedesco, Edoardo Paccapelo. (ilmessaggero.it)

Un thriller formato famiglia solido, ben girato, recitato e musicato, più lontano dall’infamia che dalla lode. (cinematografo.it)

I ricordi dell’infanzia, positivi o negativi che siano, segnano in maniera indelebile l’esistenza di una persona. Tanto più se questi ricordi rientrano nella sfera più intima e familiare, magari casalinga, come quando di notte camminando in corridoi bui si ascoltano rumori di nascosto dietro porte chiuse. (Sentieri Selvaggi)