Lo stile accentratore crea fratture, ma la vera sfida è sul rapporto Draghi
Stava andando tutto fin troppo liscio. Nonostante il terremoto politico causato dalle elezioni europee lo scorso giugno, non tanto a Bruxelles quanto nel motore franco-tedesco dell’Unione, il nuovo ciclo politico-istituzionale Ue si apprestava a partire in continuità con il precedente, nei tempi previsti e con un discreto livello di ambizione. Già negli ultimi giorni sono però emerse le prime avvisaglie di una battuta d’arresto. (La Stampa)
Su altri media
La scorsa settimana è stata dominata da due eventi: la presentazione dell’atteso rapporto Draghi sulla competitività europea e il confronto televisivo tra i due candidati alla presidenza degli USA, Donald Trump e Kamala Harris. (Tuttoscuola)
Nel presentare il suo rapporto sull’economia europea, Mario Draghi, in estrema sintesi, traccia un futuro a tinte fosche sull’Europa mettendo in risalto che la stessa esistenza del nostro continente è a rischio. (flp scuola foggia)
Certo è che Draghi di economia se ne intende, e spero gli diano retta, e scuciano i miliardi. Per esempio, 800 miliardi l’anno d’investimenti. (Secolo d'Italia)
La ricetta del rapporto di Mario Draghi per aumentare la sicurezza dell’Europa parte dall’assunto che la spesa pubblica per l’acquisto di armi e per l’apparato militare è «insufficiente nell’attuale contesto geopolitico» e che occorre un maggior coordinamento nella spesa. (Il Sole 24 ORE)
Parla anche di Pfas il rapporto sulla competitività dell’Unione europea firmato dall’ex primo ministro italiano ed ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. (Vita)
Sì, è vero, ci siamo sbagliati. Guerre e crisi rovesciano sempre le gerarchie delle evidenze e anche delle utopie. (La Stampa)