Autonomia, il governo boccia la mozione delle opposizioni: protesta con tricolori e inno di Mameli
Bagarre in aula alla Camera, dopo il voto con cui è stata bocciata la mozione unitaria delle opposizioni sull'autonomia differenziata. Dai banchi delle opposizioni, i deputati hanno mostrato i tricolori e cantato l'inno di Mameli. La mozione, respinta con 155 no, 124 sì e due astenuti, è stata presentata a seguito della parziale bocciatura della legge Calderoli da parte della Corte Costituzionale. Si chiedeva al governo di interrompere immediatamente le intese in fase di negoziazione con le regioni sulle 'materie non lep' e di sciogliere il Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Clep). (la Repubblica)
Su altre fonti
Nel formulare il parere contrario dell'Esecutivo vers… (L'HuffPost)
Calderoli ha dichiarato infatti che la sua legge «ha 11 articoli e 45 commi, sono state presentate un centinaio di eccezioni su 43 commi e ne hanno accettate 7. Si può dire che la partita è finita 45 a 7». (il manifesto)
I promotori della mozione, subito dopo il voto, hanno cantato l’inno d’Italia mentre sventolavano le bandiere tricolori. Il vicepresidente di turno Giorgio Mulè è stato costretto a chiedere agli assistenti di "piegare dolcemente le bandiera rispettandone la sacralità" . (il Giornale)
Trattative da fermare I rilievi della Corte costituzionale sulla legge per l’autonomia differenziata segnalano i vizi di una interpretazione del regionalismo che mette al centro rivendicazioni prive di solidi ancoraggi. (Lavoce.info)
Bagarre in aula alla Camera, dopo il voto con cui è stata bocciata la mozione unitaria delle opposizioni sull'Autonomia differenziata. La mozione, respinta con 155 no, 124 sì e due astenuti, è stata presentata dopo della bocciatura della legge Calderoli da parte della Corte Costituzionale (Corriere TV)
La sentenza della Corte Costituzionale sulla legge in tema di autonomia differenziata ha provocato reazioni diverse nel centrodestra. Da un lato, abbiamo apprezzato interventi che mal celavano una certa soddisfazione, quasi un sospiro di sollievo, perché alla fine ci ha pensato la Consulta a censurare ciò che in tanti, nella maggioranza, non hanno avuto il coraggio di contestare. (La Gazzetta del Mezzogiorno)