Il caso Cecchettin e la necessità di educare alla sofferenza

Siamo tutti sbalorditi dall’ondata di femminicidi, di violenza sulle donne che i media ci raccontano senza evitare alcun particolare. Non potremmo che esserlo. Ed ogni uomo in quanto tale non può che sentirsi indagato antropologicamente. Eppure, non voglio essere cinico, ma nulla di quanto è stato espresso per cercare di limitare questo fenomeno mi convince. Né l’aumento delle pene, come se il deterrente fondasse le sue basi su una violenza razionale, ma neppure l’educazione sentimentale, o come si vuole chiamare, nelle scuole. (Tempi.it)

Su altri giornali

Non doveva finire così». «Conoscevo la madre di Giulia, sono distrutta. (Corriere della Sera)

Il corteo sfila tra le vie principali del centro per ricordare l’ultima vittima di femminicidio in Italia e soprattutto per dire basta alla violenza contro le donne. Sono oltre mille le persone alla manifestazione a Pisa per Giulia Cecchettin, promossa dal movimento ‘Non una di meno’. (LA NAZIONE)

"Io molte volte in questa settimana mi chiedevo, 'ma com’è possibile che una persona voglia fare una cosa del genere rovinando anche la propria di vita', e non mi davo pace, e mi volevo aggrappare a qualunque cosa mi facesse pensare che magari lei fosse viva", le parole di Elena in diretta su RaiUno (Il Fatto Quotidiano)