Al-Jolani, da jihadista a statista

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ESTERI

Ahmad al Sharaa, meglio noto come Abu Mohammad al-Jolani, è una figura che ha attraversato una trasformazione radicale, passando da militante panislamico affiliato ad Al Qaeda e combattente dell'Isis a leader politico che ora si presenta come un pragmatico statista, deciso a lavorare per la costruzione di una nuova Siria unita e inclusiva. La sua biografia, che condensa un'evoluzione dal radicalismo violento alla politica del dialogo, solleva numerose domande sulla legittimità e le intenzioni del nuovo esecutivo che, da quattordici giorni, occupa i palazzi del potere a Damasco, dopo la defenestrazione di Bashar Assad.

A Idlib, città sotto il controllo delle forze di al-Jolani, la vita quotidiana è segnata da un rigido rispetto delle norme islamiche. La maggior parte delle donne indossa il "kherem", il velo integrale, e chi non rispetta queste regole viene accolto con insulti e sguardi torvi. Nonostante ciò, al-Jolani sostiene che Idlib offra servizi e sicurezza, elementi che, secondo lui, giustificano le restrizioni imposte.

In un'intervista al Tg1, al-Jolani ha delineato il suo piano per il futuro della Siria: prima un censimento, poi le elezioni. Ha spiegato che metà della popolazione siriana vive all'estero e che la maggior parte di questi non ha legami giuridici con la madrepatria, a causa delle politiche del regime precedente. Il nuovo ministero degli Esteri, ha dichiarato, intende contattare tutti i siriani sparsi nel mondo per includerli nel processo di ricostruzione del paese.

La figura di al-Jolani, con il suo passato controverso e il suo presente da leader politico, rappresenta un enigma per la comunità internazionale.