L'analisi / Con la politica dei dazi perdono tutti
Si può parlare fondatamente di rischio di una fase di guerre commerciali, a motivo delle preannunciate politiche di quella che viene già chiamata la “trumpeconomics”? E' ancora troppo presto per dirlo, ma diversi presupposti cominciano a delinearsi. I dazi che Donald Trump potrebbe aumentare, per categorie di prodotti, arriverebbero al 60 per cento per quelli cinesi e al 10-20 per cento per quelli europei. (ilmessaggero.it)
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E non solo perché poi ne risente l’export — aspetto non secondario per l’economia bresciana — ma anche perché il rischio è che un dazio tiri l’altro, che poi ritorni un po’ di inflazione e che quindi la politica dei tassi d’interesse interrompa o rallenti il cammino dei ribassi. (brescia.corriere.it)
E’ da molto tempo che la fiscalità costituisce una palla al piede per lo sviluppo dell’Europa. Ora, con l’elezione di Trump, i nodi stanno venendo definitivamente al pettine. E’ infatti molto probabile che la prossima amministrazione americana metterà in difficoltà l’Europa anche sul piano fiscale. (la Repubblica)
I dazi di Trump non dovrebbero avere effetti significativi sull’inflazione europea, mentre c’è il rischio di un peggioramento delle prospettive di crescita. Lo ha evidenziato ieri il governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau: «L’equilibrio dei rischi su crescita e inflazione si sta spostando verso un loro ribasso e i possibili dazi statunitensi non dovrebbero alterare in modo significativo l’outlook di inflazione in Europa», ha detto ieri in un intervento a Tokyo. (Milano Finanza)
E ci va ancora bene: alla Cina ha promesso dazi del 60%. Dazi, dazi e ancora dazi. (Corriere TV)
Guindos ha anticipato che i Paesi obiettivo dei dazi reagiranno facendo altrettanto, portando a una guerra commerciale. "Se metti un dazio del 60% sui prodotti cinesi, la Cina inizierà a guardare ad altri mercato e questo devierà i flussi commerciali verso altre giurisdizioni", una guerra commerciale che, come negli anni 30, avrebbe "un impatto molto negativo dal punto di vista della crescita economica e, anche se in misura minore, sull'inflazione". (Tiscali Notizie)
L’euro scende ai minimi sul dollaro raggiungendo così il livello di fine novembre del 2022 ed è allarme per l’economia. Ma il settore agroalimentare potrebbe invece beneficiare di questo andamento per rafforzare la presenza sul mercato statunitense che si avvia a diventare il primo sbocco per il cibo italiano scippando il podio alla Germania alle prese con una difficile congiuntura. (Quotidiano del Sud)