Stefano Accorsi e gli errori del Ministero sbagliata: «Ma ve la facevo io la pubblicità». Le prese in giro online

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La Nuova Venezia INTERNO

«Ma ve la facevo io la pubblicità! Ci risparmiavate anche qualcosa». È ironico Stefano Accorsi nel commentare la criticatissima campagna promozionale pensata dal Ministero del turismo per pubblicizzare l’Italia e la sua “grande bellezza”. Nove milioni di euro per assoldare una Venere-influencer, turista nelle più belle città d’Italia, e mandare nel web un sito pieno di errori, alcuni pure piuttosto gravi. (La Nuova Venezia)

Su altri media

Da giorni, la Rete e i social sono occupati da critiche e da polemiche generate da «Open to meraviglia» (uno slogan infelice nel suo accostare una parola italiana e una inglese, degno del «Very Bello» di qualche anno fa). (Corriere della Sera)

Scelta dal Ministero del Turismo (quello retto da Daniela Santanché) per promuovere il nostro Paese, ideata dal Gruppo Armando Testa, la campagna «Italia: Open to meraviglia» è costata 9 milioni di euro, peccato che nessuno si è ricordato di registrare il dominio del sito. (Il Manifesto)

Nell’articolo non si fa riferimento alle ‘meraviglie’ della campagna, probabilmente venute fuori dopo la sua pubblicazione. Un riassunto veloce per chi si fosse distratto: non ne è stato registrato il dominio, una parte del video è in realtà girato in una cantina in Slovenia (il proprietario ringrazia per tutta la pubblicità gratis), la traduzione in tedesco era a dir poco approssimata (erano stati tradotti i nomi di alcune città italiane). (Corriere)

di Francesca Marsili «Rispetto alla polemica che vede nella Venere in veste di influencer una mercificazione dell’opera d’arte resto tiepida. (Cronache Maceratesi)

E capace di sorprendere. Tra hashtag e polemiche, l'Italia illustrata nella nuova campagna internazionale di promozione turistica del ministero del Turismo ed Enit "Open to meraviglia", presentata giovedì scorso a Roma, effettivamente stupisce. (ilmessaggero.it)

avreste anche risparmiato qualcosina», scrive rivolto al Ministero del Turismo (Corriere della Sera)