Scoppio al deposito carburanti di Calenzano: lutto cittadino e sostegno ai familiari dispersi

La grande sala al quarto piano del Palazzo degli uffici comunali di piazza Gramsci di solito ospita iniziative, conferenze, convegni, a volte anche attività più leggere e di aggregazione. Ieri, però, la sua funzione ordinaria è decisamente cambiata in modo inaspettato e drammatico. Dal primo pomeriggio il locale è diventato infatti un punto di accoglienza per i familiari dei dispersi nel tragico scoppio nell’area del deposito di stoccaggio carburanti Eni di via Erbosa, dirottati qui dal 118. (LA NAZIONE)

Su altri media

Questo mostra il momento esatto dell'esplosione avvenuta il 9 dicembre 2024 nel deposito Eni di Calenzano, comune in provincia di Firenze. Le autorità hanno avviato un'inchiesta per determinare le cause dell'esplosione. (Il Giornale d'Italia)

– Una Babele. E tutti conoscevano la prima vittima identificata – al momento sono due i morti accertati, tre dispersi e nove feriti – della tragedia che, a distanza di dieci mesi dal crollo di via Mariti a Firenze, ha sconvolto il capoluogo toscano. (LA NAZIONE)

– Mentre riprendono le ricerche dei tre dispersi, proseguono le indagini nell’ambito dell’esplosione di Calenzano: nel deposito di idrocarburi dell'Eni, durante le fasi di caricamento delle autocisterne, nella mattina di lunedì, un tremendo boato ha squarciato l’aria. (LA NAZIONE)

Il deposito petrolifero ENI di Calenzano, che ieri è stato teatro di una violenta esplosione, che ha provocato morti e feriti, era considerato un'impianto ad alto rischio d'incidente dal 1976. A dare nuovamente l'allarme nel 2020 era stata la cooperativa Medicina Democratica. (Il Giornale d'Italia)

E come se avesse vita propria divora, dilania e distrugge tutto ciò che trova sulla sua strada. Una palla di fuoco (fireball) si materializza dal nulla. (LA NAZIONE)

Ma il deposito Eni ha fatto il «salto di qualità» nel 1971, con l’arrivo del primo oleodotto dalla raffineria di Livorno, ed è uno degli impianti a rischio industriale nella Provincia (e poi della Città metropolitana) di Firenze, accompagnato da anni dalle polemiche sulla sicurezza, come la segnalazione fatta nel 2020 da Medicina Democratica. (Corriere Fiorentino)