Mafia ad Agrigento, i sodali decidevano con chi le società dovevano avere rapporti lavorativi e chi assumere
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Nel corso dell’attività investigativa dell'operazione ad Agrigento, è emerso che i sodali, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenere all’organizzazione mafiosa denominata Cosa nostra, costringevano l’amministratore di una società aggiudicataria dei lavori di raccolta e di trasporto di rifiuti nel Comune di Agrigento, ad assumere quali operai almeno cinque persone a loro legate per vincoli familiari o comunque di loro fiducia; costringevano il legale rappresentante di una società di carburanti ad interrompere il rapporto lavorativo con un dipendente per sostituirlo con un’altra persona a loro gradita; davano fuoco, al fine di danneggiarli, a due autocarri intestati a una ditta di costruzioni. (Giornale di Sicilia)
Ne parlano anche altre testate
All'alba di oggi, 17 dicembre 2024 , i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, con il supporto dei colleghi di Palermo, Trapani e Caltanissetta, hanno eseguito un provvedimento di fermo... (Virgilio)
PALERMO – La provincia di Agrigento è una polveriera pronta ad esplodere. Le intercettazioni hanno registrato la parola “guerra”. I segnali sono preoccupanti: colpi di pistola e kalashnikov esplosi contro case e negozi, furgoni e scooter incendiati. (Livesicilia.it)
I carabinieri del Reparto Operativo di Agrigento, guidati dal tenente colonnello Vincenzo Bulla, hanno sottoposto a fermo 30 indagati, gravemente indiziati, a vario titolo, di appartenere all’organizzazione mafiosa denominata “Cosa nostra” di Agrigento, Villaseta, Porto Empedocle, Favara, Canicattì, Gela e Castelvetrano, i reati di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, minaccia aggravata dal metodo mafioso, rapina e tentata estorsione. (AgrigentoOggi.it)
È questa l’ipotesi della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che questa mattina ha disposto il fermo anche nei confronti di Carmelo Corbo, 46 anni, di Canicattì. L’inchiesta, che fa luce sulle cosche mafiose di Porto Empedocle e Villaseta, definisce anche i contorni di una ben organizzata associazione – al cui vertice ci sarebbero stati Vincenzo Parla di Canicattì e Fabrizio Messina – in grado di acquistare e smerciare cocaina non soltanto in provincia di Agrigento (Grandangolo Agrigento)
È scattata nella notte la maxi - operazione antimafia della Direzione Distrettuale Antimafia... Carabinieri in azione per smantellare le famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento/Villaseta. (Virgilio)
Leggi tutta la notizia (Virgilio)