Come sono diverse (e meno importanti) le elezioni Usa viste dal Grande Sud globale
Come vive il Sud globale questa vigilia di elezioni americane? In modo molto diverso, più rilassato rispetto a «noi», dove in questo pronome «noi» includo americani ed europei. L’attesa spasmodica del risultato elettorale unisce le due sponde dell’Atlantico: c’è ansia qui negli Stati Uniti, ma anche nei Paesi europei che a vario titolo temono ripercussioni. Il Sud globale – termine geopolitico che indica ciò che un tempo chiamavamo Terzo mondo, ma oggi non è più sinonimo di povertà – è meno nervoso di noi. (Corriere della Sera)
Su altri giornali
Quattro mesi concitati, pieni di momenti drammatici e di colpi di scena, ma anche tanti episodi di comicità, volontaria e non. (Corriere TV)
A Firenze, in occasione delle elezioni negli Stati Uniti del 5 novembre, è in programma una 'election night', presentata oggi a Palazzo Vecchio. (LA NAZIONE)
Siamo ancora lì, immersi nella vecchia dicotomia popolo-élite che una recente ricerca del New York Times dipinge ormai come un dato strutturale. Del resto sociologi e politologi ce lo ripetono da anni: il divario non è solo politico, è una sorta di faglia sociale, un confine netto che separa due universi, due geografie della modernità. (Il Dubbio)
Se il battito d'ali di una farfalla in Cina può causare un uragano in America, figuriamoci l'elezione del presidente degli Stati Uniti. Comunque, elezioni storiche: se prevale Kamala Harris, sarà la prima volta di una donna (e di colore); se sarà Donald Trump sarà la prima volta che un simile personaggio diventa per la seconda volta presidente, nonostante il suo controverso passato. (Italia Oggi)
Kamala Harris o Donald Trump? Un esito incerto che vede una sostanziale parità tra i due candidati e che si giocherà sulla capacità di far breccia, negli ultimi giorni prima del voto del 5 novembre, nelle fasce di elettorato che non sono riuscite a convincere durante gli ultimi mesi di campagna elettorale. (Italia Oggi)
Il settimanale britannico ha sintetizzato l’attesa con una copertina dove una gigantesca cravatta rossa, capovolta e trasformata in un missile al decollo, dominava la prospettiva washingtoniana che conduce alla neoclassica Casa Bianca. (Corriere della Sera)