Perché Trump è sopravvissuto al 6 Gennaio: l’America e la cultura della sconfitta

Il lettore mi permetterà di iniziare il mio discorso tornando un attimo sui fatti avvenuti negli Stati Uniti il 6 gennaio 2021, cioè sul famoso “assalto al Congresso” da parte di un gruppo di sostenitori dell’allora sconfitto Donald Trump, un atto più sconsiderato e stupidamente violento che non autenticamente sovversivo. In quell’occasione, pur riconoscendo i suoi meriti come presidente e pur considerando assurde le accuse di tentato colpo di stato, scrissi su Atlantico Quotidiano che il comportamento di Trump era da paragonare ad un vero e proprio suicidio politico e che la sua uscita di scena sarebbe stata definitiva: insomma lo avevo già consegnato ai libri di storia, magari con la speranza che gli stessi avrebbero reso giustizia alla sua figura. (Nicola Porro)

Su altri giornali

Sarebbe cosa buona e giusta che i sedicenti democratici-progressisti in giro per l’Occidente comprendessero che nell’orientare il voto dei loro concittadini pesano fattori più consistenti, più strutturali. (La Stampa)

Come molti hanno scritto in questi giorni, la vittoria di Trump segna un passaggio storico. Anche se, essendo basata su un mix di elementi eterogenei, se non anche contraddittori, è molto difficile dire a quali esiti condurrà. (Avvenire)

Rispetto a noi sono cresciuti anche gli stipendi; ma non così tanto. Tutto costa il doppio, a volte il triplo o il quadruplo. (Corriere della Sera)

Usa, i possibili scenari internazionali dopo la vittoria di Trump

Il 47°, dopo essere stato anche il 45°. Ovvero, il totale delle preferenze che, per la legge elettorale a stelle e strisce, contano poco. (L'Unione Sarda.it)

E’ quanto emerge dall’exit poll di Abcnews che registra come questo sia una delle percentuali più alte di scontento per l’economia registrato nelle recenti elezioni, più alto del 42% registrato nel 2008 quando si è votato nel mezzo della “Great Recession”. (Il Sole 24 ORE)

Città del Vaticano Cosa farà Donald Trump in politica estera? Come si comporterà rispetto ai temi della guerra e della pace? Avrà un atteggiamento aggressivo o dialogante sui mercati? In che modo affronterà il nodo dell’immigrazione? Continuerà a sostenere gli alleati europei nel campo della difesa o pretenderà da loro un’autonomia e coesione ancora di là da venire? Che rapporto avrà con Pechino? Ogni tornata elettorale per la guida della Casa Bianca scatena previsioni - aspettative, dubbi, timori - sulla direzione che la nuova presidenza imprimerà al mondo. (Vatican News - Italiano)