MMM per curarsi usava 15 false identità
Quindici identità accertate e usate da Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Emergono nuovi elementi dall’inchiesta sul boss stragista della Dda di Palermo, guidata dal procuratore capo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. Ieri gli agenti dello Sco hanno perquisito l’ospedale Villa Sofia e l’Ospedale Civico del capoluogo siciliano, in relazione all’indagine per … (Il Fatto Quotidiano)
Se ne è parlato anche su altri media
Andrea Bonafede, Giuseppe Giglio, Vito Accardo, Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono, Salvatore Bono: sono solo alcune delle false identità che durante la latitanza avrebbe usato Matteo Messina Denaro, scoperte dalla Procura di Palermo che ha chiesto agli ospedali Villa Sofia e Civico la documentazione sanitaria intestata a ben 15 pazienti ritenendo che le relative generalità possano essere state utilizzate dal capomafia. (Gazzetta di Parma)
Andrea Bonafede, Giuseppe Giglio, Vito Accardo, Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono, Salvatore Bono: sono solo alcune delle false identità che durante la latitanza avrebbe usato Matteo Messina Denaro, scoperte dalla Procura di Palermo che ha chiesto agli ospedali Villa Sofia e Civico la documentazione sanitaria intestata a ben 15 pazienti ritenendo che le relative generalità possano essere state utilizzate dal capomafia. (BlogSicilia.it)
Le ricette nel covo Matteo Messina Denaro, durante la sua latitanza, prima che insorgesse la fase terminale del suo tumore, si fece operare agli occhi per correggere un grave strabismo. Questa operazione potrebbe essere avvenuta in un ospedale pubblico palermitano e potrebbe essere stata coperta dalla sua rete di amicizie anche nella sanità pubblica. (BlogSicilia.it)
PALERMO – Andrea Bonafede, Giuseppe Giglio, Vito Accardo, Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono, Salvatore Bono: sono solo alcune delle false identità che durante la latitanza avrebbe usato Matteo Messina Denaro, scoperte dalla Procura di Palermo che ha chiesto agli ospedali Villa Sofia e Civico la documentazione sanitaria intestata a ben 15 pazienti ritenendo che le relative generalità possano essere state utilizzate dal capomafia. (lasiciliaweb | Notizie di Sicilia)
È questo l’ultimo tassello nelle indagini della Procura di Palermo, che dal giorno dell’arresto dell’ultimo grande latitante della storia di Cosa nostra sta cercando di ricostruire la rete di rapporti che hanno consentito al boss di rimanere inafferabile per quasi trent’anni. (Il Fatto Quotidiano)
L’attività investigativa è coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. Sono in corso perquisizioni negli ospedali Villa Sofia e Civico di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle coperture di cui ha goduto mentre di nascondeva. (Il Fatto Quotidiano)