Meloni, cosa farà dopo la sconfitta alle Regionali? Il ruolo di Arianna, il focus sul Veneto, la ripartenza dai territori

I candidati, il rapporto con il territorio, il volantinaggio e i comizi di città in borgo, le liti fra alleati e la sottovalutazione degli avversari. Qualcosa deve essersi inceppato in Umbria, se è vero che alla vigilia tutti, a cominciare da Giorgia Meloni, credevano fosse possibile strappare un'altra volta l'ex roccaforte rossa, riconsegnarla nelle mani della bis-candidata Donatella Tesei. Meloni e le due sconfitte alle Regionali: «Interroghiamoci sul voto». (ilmessaggero.it)

La notizia riportata su altri media

Ieri invece, proprio come era avvenuto in Sardegna, il cosiddetto «campo largo» è riuscito a riconquistare l’Umbria. Negli ultimi due anni lo schieramento guidato da Giorgia Meloni aveva vinto sempre alle Regionali tranne che in Sardegna nove mesi fa. (Corriere della Sera)

BOLOGNA. «È la vittoria della coesione del Pd e di una coalizione». (La Stampa)

La stessa Giorgia Meloni, nonostante lo score degli ultimi due anni - 11 vittorie nelle Regionali contro 3 da quando è a Palazzo Chigi - rende merito ai vincitori e smentisce ogni voce relativa a una mancata condivisione da parte sua della candidatura di Donatella Tesei (il Giornale)

La doppia vittoria, significati diversi

“Sognavo fin da piccolo di fare il presidente dell’Emilia-Romagna – dice emozionato -. Alle 17 arriva Michele de Pascale, accompagnato dalla segretaria Elly Schlein e dall’ex governatore e presidente del Pd, Stefano Bonaccini e, a scrutinio in corso, abbandona ogni cautela. (Il Fatto Quotidiano)

Bologna, 19 nov. – L’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna “nell’ultimo anno e mezzo è stato oggetto costante di speculazioni, di polemiche, di insulti, di ogni sorta di dibattito poco proficuo, e invece necessita di un cambio di passo radicale”. (Agenzia askanews)

E invece no: hanno vinto Stefania Proietti in Umbria e Michele De Pascale in Emilia Romagna. Questo sì che, dopo la cocente sconfitta in Liguria, avrebbe destabilizzato le leadership dei partiti del fu «campo largo»: sia Conte che Elly Schlein avrebbero dovuto cospargersi il capo di cenere e ci sarebbero state reazioni all’interno dei loro partiti. (L'Eco di Bergamo)