Bruno Vespa lascerà la Rai? "Neanche una parola sui 30 anni di Porta a Porta". Scrive a Dagospia indignato, ma si avvera la profezia "secondo cui avrei chiuso la mia carriera a Mediaset"? Ecco le offe
Carràmba! Che sorpresa. Chi se lo sarebbe mai aspettato un Bruno Vespa indignados che, dopo le celebrazioni per i 100 anni della radio e i 70 della televisione, se ne va dal Palazzo dei congressi infuriato e poi scrive a Dagospia per lanciare una bordata verso la Rai, ma indirettamente (neanche troppo) verso il governo guidato da Giorgia Meloni? Eppure è successo, con il giornalista e conduttore - vero pilastro della tv pubblica nell’ultimo trentennio, che lo si ami o lo si odi - che ha segnalato nella nota inviata a Roberto D’Agostino come la sua trasmissione non sia stata menzionata. (MOW)
Ne parlano anche altre testate
Non l'ha presa bene il noto conduttore la mancata menzione del suo programma che va avanti da tre decenni. (AreaNapoli.it)
Impossibile dimenticare le scene madri de “Il segno del comando”, lo sceneggiato in assoluto più avvincente della Rai: a fine ottobre in libreria con una nuova, libera trasposizione firmata da Loredana Lipperini ed edita da RaiLibri che progetta un’apposita collana sulle mitiche serie ’60-’70. (Il Giornale d'Italia)
Per la celebrazione dei cento anni della radio (e i 70 della tv) si aspettava almeno una citazione. Un post di poche righe su X per esprime tutto il disappunto e l'amarezza di chi, dopo sessant'anni di lavoro per la stessa azienda (la metà dei quali come conduttore di Porta a porta) non vede riconosciuto il proprio valore e il proprio ruolo. (il Giornale)
Bruno Vespa (indignato) lancia frecciata alla Rai: "Non una parola sui 30 anni di Porta a Porta". Cosa è successo Tanti gli eventi volti a celebrare i 70 anni della TV pubblica, ma il giornalista non ha preso bene il trattamento riservato al suo programma: cosa ha detto (Libero Magazine)
Stavolta, a dire la sua contro la tv pubblica è stato Bruno Vespa, che non avrebbe gradito la scelta di escludere il suo programma dalle celebrazioni che hanno portato in prima serata il primo secolo di servizio pubblico. (DiLei)
La Rai non sa più creare un evento, qualcosa cioè che ci allontani dalla sensazione media del guardare, un sigillo che si imprima sulla materia trattata. Tutto qui? Basta fare il confronto con «Cari amici vicini e lontani» di Renzo Arbore in onda su Rai Storia per capire una sostanziale differenza. (Corriere della Sera)