L’assist dei giudici alle Ong: così le toghe decidono le politiche migratorie
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Nel 2024 ha ancora senso vincere le elezioni? Una provocazione fino a un certo punto, considerando ciò a cui assistiamo quotidianamente. Sì, perché sembra avere poco, pochissimo senso fare delle leggi e mettere in atto delle strategie se poi basta una sentenza per mandare tutto in fumo. Emblematico quanto accaduto nella giornata di ieri, con l’assist di giudici alle ong: per la Corte di Cassazione la Libia non è un porto sicuro e affidare i migranti alla guardia costiera di Tripoli è un reato. (Nicola Porro)
La notizia riportata su altri media
Ma quella sentenza, ha spiegato oggi il ministro Matteo Piantedosi a margine della sottoscrizione di un accordo tra la Regione Lombardia, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'Anci Lombardia, va contestualizzato. (ilGiornale.it)
E’ una condotta che infrange il Codice della navigazione in tema di “abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci, e di sbarco e abbandono arbitrario di persone”. È quanto chiarisce la Quinta sezione della Corte di Cassazione nella sentenza, la numero 4557, con cui hanno reso definitiva la condanna del comandante del rimorchiatore Asso 28 che il 30 luglio del 2018 soccorse 101 persone nel Mediterraneo centrale e li riportò in Libia consegnandoli alle autorità locali. (NT+ Diritto)
MILANO (ITALPRESS) – “L’Italia non ha mai consegnato alla Libia migranti raccolti in operazioni di soccorso coordinate o direttamente effettuate dall’Italia. Quella sentenza va letta bene, non va data alle sentenze una lettura di tipo politico o ideologico”. (Qui News Valdera)
Dice la Corte di Cassazione che consegnare i migranti alle motovedette della cosiddetta Guardia costiera libica è un reato di “abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone”. (left)
"L’Italia non ha mai coordinato e mai consegnato in Libia migranti raccolti in operazioni di soccorso coordinate o direttamente effettuate dall’Italia - sottolinea il capo del Viminale -. (Liberoquotidiano.it)
Riportare i migranti nel Paese nordafricano costituisce reato di «abbandono in stato di pericolo di persone minori o incapaci e di sbarco e abbandono arbitrario di persone». La Libia «non è un porto sicuro». (Open)