Per i giudici se i 7 studenti sono morti nel terremoto è stata «colpa loro»

ANSA Un'altra sentenza choc nell'ambito dei processi civili riguardanti i decessi nel terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009: la Corte d'Appello dell'Aquila ha infatti confermato il verdetto di primo grado del 2022 che aveva assolto la Presidenza del Consiglio dei ministri da qualsiasi responsabilità per la morte di sette studenti nei vari crolli avvenuti durante il sisma di circa 15 anni fa. I familiari delle giovani vittime non solo non riceveranno alcun risarcimento, i quali avrebbero assunto una «condotta incauta», ma dovranno anche sostenere le spese legali, che ammontano a quasi 14 mila euro. (Avvenire)

Ne parlano anche altre testate

Una sentenza che fara molto discutere quella della Corte d’Appello: nessun risarcimento alle famiglie dei sette studenti morti nel terremoto dell’Aquila, che avrebbero tenuto una “condotta incauta”. (lentepubblica.it)

Dice solo: «Se fossi il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, adesso sapete che farei? Convocherei il Csm, visto che è lui che lo presiede, e aprirei una discussione su questa sentenza... (Corriere Roma)

I loro figli sono rimasti sotto le macerie di un edificio nel centro storico dell'Aquila crollato per il terremoto del 2009, ma non avranno alcun risarcimento perché secondo i giudici quei giovani sono morti per la loro condotta incauta e non perché rassicurati dalla Protezione civile. (il Giornale)

Condotta incauta: all’Aquila la colpa è dei ragazzi morti

Una nuova sentenza choc, quella in sede civile della Corte d’Appello del capoluogo d’Abruzzo che ha respinto sette ricorsi delle parti civili, confermando la sentenza di primo grado risalente all’aprile del 2022 e riguardante il crollo dell'edificio in via Gabriele D'Annunzio numero 14, zona Villa comunale, centro storico della città, dove ci furono 13 vittime. (ilmessaggero.it)

I familiari dovranno anche pagarsi le spese legali, quasi 14 mila euro. Non solo. (Italia Oggi)

Sarebbe colpa dei ragazzi che avrebbero assunto una condotta “incauta”. (Il Fatto Quotidiano)