Le lacrime di Turetta, la psicologa: «Piangeva solo per sé»

Se Filippo Turetta è apparso provato, con la voce rotta e le lacrime agli occhi, è solo perché stava pensando al suo destino. Non a quello che ha fatto a Giulia Cecchettin. Ne è convinta Ameya Gabriella Canovi, psicologa con un dottorato di ricerca nell’ambito dello studio delle emozioni e della psicologia dell’educazione alle spalle. Le telefoniamo dopo l’udienza che ha visto Turetta a testimoni… (La Nuova Venezia)

Ne parlano anche altri giornali

“Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei o a entrambi insieme. (Fanpage.it)

«All’inizio non sapevo se i miei genitori sarebbero venuti a trovarmi e avrebbero mantenuto i contatti dopo quello che avevo fatto e questo ovviamente mi pesava e mi metteva molto in ansia. Poi li ho visti, non è stato facile. (Corriere della Sera)

Mi piaceva farlo ed era un’abitudine. E Giulia Cecchettin — sostiene nel suo lungo Memoriale (scritto a penna e a pc, integrato e rivisto tre volte) Filippo Turetta — «non era preoccupata o infastidita da questo». (Corriere della Sera)

Turetta nel memoriale: "Ho 20mila foto di Giulia nel cellulare, la mia prima e unica ragazza, sono sempre stato uno sfigato"

VENEZIA – La nomina due volte. La prima per dire che è venuto in quest’aula “per un dovere verso la giustizia e verso Giulia”. La seconda per ripetere, su richiesta del suo avvocato, le accuse contro di lui: “Aver commesso l’omicidio di Giulia, con crudeltà, premeditazione, legame affettivo, stalking”. (la Repubblica)

La tragica e ordinaria banalità delle sue parole («Volevo tornare insieme a lei, avere un rapporto insieme») ci ricorda che, come insegna Hannah Arendt, la genesi del male spesso non è da ricercarsi nella mancanza di intelligenza, ma nell’incapacità di i… (La Stampa)

Dal memoriale di 90 pagine che Filippo Turetta, ha scritto in carcere, emergono nuovi dettagli. Mi piaceva farlo ed era un'abitudine", scrive. (Il Giornale d'Italia)