A Prato, nel deserto dei capannoni cinesi del pronto moda in crisi: «Qui non c'è più nessuno»
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Prato: via Calabria, via Piemonte, via Liguria sono deserte. Ben prima che il fenomeno dell’imprenditoria cinese prendesse possesso — all’inizio del millennio — delle centinaia di stanzoni al Macrolotto 1, la toponomastica aveva affidato a quelle strade i nomi delle Regioni italiane. Tra queste c’è via Toscana, teatro della tragedia che nel 2013 ha creato la più grande discontinuità nel distretto dell’abbigliamento: 7 operai morirono in un incendio mentre dormivano nei «loculi» della fabbrica in funzione 24 ore su 24. (Corriere Fiorentino)
Se ne è parlato anche su altre testate
Così l’ultimo report dell’Ufficio studi della Camera di Commercio certifica le difficoltà del settore: nella prima parte del 2024, l’export fiorentino della moda si è attestato a 3,9 miliardi, contro i 4,7 di un anno fa e i 4,5 del 2019. (Corriere Fiorentino)
E’ arrivata la richiesta di cassa integrazione per i lavoratori delle tre aziende che sono al vertice della filiera produttiva della griffe. Si tratta della GT di Scandicci, la GPA di Figline Valdarno e la Garpe di Piancastagnaio, aziende interamente di proprietà Gucci che insieme superano il migliaio di dipendenti. (LA NAZIONE)
La ministra Calderone assente stamani 18 settembre al vertice nazionale con le Regioni sulla crisi del settore moda e conciario. Non era presente nemmeno il viceministro o un sottosegretario a rappresentare il Governo. (gonews)
I rappresentanti del Centro tessile Milano di Cernusco sul Naviglio martedì 17 settembre 2024 sono stati ascoltati a Roma in Parlamento a far sentire la propria voce sulla situazione drammatica che stanno vivendo. (Prima la Martesana)
E’ la ragione per la quale i sindacati lanciano un nuovo allarme, dopo l’incontro a Roma con i tecnici del ministero. E il fiato del comparto si va sempre facendo più corto. (LA NAZIONE)
Un’ondata i cui numeri sono da brividi. “Il distretto rischia di perdere il 30 per cento della forza lavoro – spiega Alessandro Conforti (Cgil) con a fianco i rappresentanti delle altre sigle sindacali –: ovvero 1800 lavoratori. (LA NAZIONE)