A ogni età il giusto posto al lavoro, una nuova sfida per le imprese

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Avvenire ECONOMIA

Phovoir Dopo averlo a lungo sottovalutato, complici della “miopia sociale” che ha portato la società italiana a ritrovarsi impreparata di fronte alle sfide della transizione demografica, le aziende sono sempre più coinvolte nella gestione delle età al lavoro. Le ragioni della diffusione dell’Age Management sono molteplici: tra di esse, l’evoluzione dei paradigmi di gestione delle risorse umane, trainata dalla filosofia DEI-Diversity Equity Inclusion e dall’imporsi della “cura” come dimensione chiave nelle strategie di reclutamento e retention del personale. (Avvenire)

Ne parlano anche altre fonti

Si tratta di un cambiamento profondo, che inizia con un deciso “cambio di passo” in termini di mentalità e visione strategica. Di conseguenza, esso richiede un approccio olistico e trasversale. (Askanews)

Il tema è fondamentale per l’87% dei lavoratori, ma un terzo dichiara che la sua azienda non considera adeguatamente le esigenze generazionali. Solo il 10% è a conoscenza delle iniziative prese dalla società in questo senso. (Forbes Italia)

La demografia è potere. Lo sanno bene Cina e India, giganti globali che devono il loro peso economico e geopolitico a una popolazione numerosa e, nel caso indiano, ancora giovane. (Secolo d'Italia)

Demografia è potere, l'Italia sfida un pericoloso "inverno". Il rapporto Deloitte e la "ricetta" del governo Meloni

Per un lungo periodo nella storia dell’umanità, fino a poche generazioni fa, il tasso di fecondità è stato attorno o superiore alla media dei cinque figli per donna. La transizione demografica (Lavoce.info)

In base alle stime più recenti, nel 2050 le persone di età pari a 65 anni o superiore rappresenteranno il 34,5% del totale, mentre il rapporto tra gli individui in età lavorativa e quelli in età non-lavorativa passerà dall’attuale 3:2 a 1:1. (Industria Italiana)

La sfida demografica plasmerà il futuro del nostro Paese a livello sociale ed economico. Questa prospettiva chiama urgentemente le imprese italiane a ripensare e innovare i propri modelli di business e gli assetti organizzativi, programmando investimenti mirati per aumentare la produttività del capitale umano e tecnologico, nonché per adattarsi e prosperare in un contesto di business profondamente diverso per il quale non esistono al momento chiari modelli di riferimento. (Economy Magazine)