Occidente al bivio tra la Cina di Xi e il bis di Trump
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Donald Trump, fresco di vittoria e chiuso nella residenza dorata di Mar-a-Lago, si dice pronto a rilanciare la sua politica di pace con soluzioni rapide e franche strette di mano. Trump sembra però fingere di non vedere che la Russia non è più quella che trovò nel 2016, all’inizio della sua prima presidenza, quando era stretta in un sostanziale isolamento internazionale. Mosca divide ormai proficuamente con Pechino il controllo di risorse strategiche e di rotte globali. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Su altri media
Cina e Taiwan si aggiungono alla lunga lista di Paesi che si adeguano all'imminente inizio del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca. (il Giornale)
Se non vogliamo che l’esito delle elezioni americane di questa settimana si trasformi in un incubo per l’Europa, dobbiamo riconoscere che siamo all’alba di una nuova era che richiede un deciso ripensamento delle priorità, della postura e dei meccanismi di governance europei. (ilmattino.it)
Di fronte alla prospettiva di nuove misure punitive, Pechino sarebbe dunque pronta ad attuare una strategia diversa rispetto a otto anni fa, puntando su una maggiore autosufficienza tecnologica, consolidando le relazioni con i partner internazionali e accumulando riserve finanziarie per sostenere l’economia interna, peraltro attualmente più fragile rispetto al 2016 (WIRED Italia)
L’elezione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti è stata accolta freddamente nella Repubblica Popolare Cinese. Il ritorno del tycoon alla Casa Bianca non cambierà drasticamente la traiettoria della competizione strategica tra le due potenze, ma potrebbe innescare tra loro un’ennesima dura fase negoziale. (Limes)
La Cina è ancora un'importante base manifatturiera per le aziende americane. Ma i dazi del 60 per cento annunciati da Trump stanno spingendo alcune di queste a distaccarsi dal paese: tutti i dettagli. Cina, ecco gli impatti dei dazi di Trump su Steve Madden, Whirlpool e non solo (Start Magazine)
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