Mediobanca e Monte dei Paschi, un'operazione strategica

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ECONOMIA

L'operazione tra Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena, qualora andasse in porto, rappresenterebbe un significativo passo avanti nel panorama bancario italiano. Mediobanca, specializzata nel credito e nei rapporti con famiglie e piccole e medie imprese, si unirebbe a Monte dei Paschi, una banca d'investimento più concentrata sulle grandi aziende. Questa fusione, immaginata da Leonardo Del Vecchio e sostenuta dalla holding Delfin, guidata da Francesco Milleri, ha una logica industriale solida e, dal punto di vista dell'occupazione, va in controtendenza rispetto ad altre operazioni precedenti che hanno spesso prodotto esuberi.

L'Offerta pubblica di acquisto (Ops) lanciata da Monte dei Paschi su Mediobanca è stata accolta con favore dagli ambienti finanziari, nonostante alcune critiche. Francesco Giavazzi, docente di economia e gran ciambellano di Palazzo Chigi durante il governo Draghi, ha espresso dubbi sull'operazione, insinuando possibili manipolazioni. Tuttavia, l'Ops è, per definizione, un'operazione trasparente e alla luce del sole.

Dal punto di vista tecnico, le azioni di Mediobanca hanno mostrato un rimbalzo, con un aumento dell'1% a 15,93 euro, dopo la caduta del giorno precedente. Il patto di consultazione tra azionisti ha aumentato la propria quota del capitale sociale all'11,62% dall'11,40%, grazie all'apporto di ulteriori 1,88 milioni di azioni da parte di Finprog, la holding della famiglia Doris. Anche le azioni di Monte dei Paschi hanno registrato un incremento del 2,3% a 6,35 euro, estendendo il recupero ai valori di lunedì.

L'operazione tra Mediobanca e Monte dei Paschi, sebbene non priva di critiche, rappresenta un'importante evoluzione nel settore bancario italiano, con potenziali benefici sia dal punto di vista industriale che occupazionale.