Smartworking, non si torna più indietro: i vantaggi sono decisivi | I numeri in Italia parlano chiarissimo
Lo smartworking è ormai una realtà consolidata nel panorama lavorativo italiano: i numeri sono in crescita e non si torna indietro. Ed eccoci qui, a parlare di lavoro da remoto come una realtà che non sembra volerci più abbandonare. Anzi, per molti è diventata una sorta di conquista. Chi rinuncerebbe mai alla comodità di lavorare in tuta e pantofole? Oltre alla comodità, c’è anche una questione di mentalità che si è evoluta. (Management CuE)
La notizia riportata su altri media
Ospiti: Agostino Di Maio, direttore Assolavoro; Fabio Fortuna, economista; Silvia Dello Russo, docente in Gestione risorse umane alla Luiss; Mariano Corso, responsabile Osservatorio smart working Politecnico Milano. (Rai Storia)
Il 68% degli italiani rimarrebbe nel proprio posto di lavoro se la propria azienda decidesse di eliminare o ridurre le ore di smart working ma inizierebbe a cercare una nuova occupazione, il 7% lascerebbe immediatamente l’azienda, anche senza un’alternativa, mentre solo per il 14% non sarebbe un problema. (Italia Oggi)
Scagli la prima pietra chi non farebbe fatica oggi a tornare al periodo pre Covid, quando il lavoro da remoto era una concessione per pochissimi: 570mila lavoratori in tutta Italia, che quest’anno si sono assestati sui 3.550.000 e ne sono previsti 3.750.000 nel 2025, dopo la «forzatura» del 2020 con 6.590.000. (L'Eco di Bergamo)
Questo perché, l’organizzazione del lavoro si è trasformata rapidamente, portando alla diffusione di modelli di lavoro a distanza, come il lavoro agile (smart work) e il lavoro da remoto (remote work). (NT+ Lavoro)
Bilbao, 8 Nov – Una delle principali innovazioni connesse alla diffusione delle tecnologie digitali, accentuata durante la pandemia da COVID-19, è la possibilità di lavorare a distanza. (PuntoSicuro)