Smartworking, non si torna più indietro: i vantaggi sono decisivi | I numeri in Italia parlano chiarissimo
Lo smartworking è ormai una realtà consolidata nel panorama lavorativo italiano: i numeri sono in crescita e non si torna indietro. Ed eccoci qui, a parlare di lavoro da remoto come una realtà che non sembra volerci più abbandonare. Anzi, per molti è diventata una sorta di conquista. Chi rinuncerebbe mai alla comodità di lavorare in tuta e pantofole? Oltre alla comodità, c’è anche una questione di mentalità che si è evoluta. (Management CuE)
La notizia riportata su altri media
Questo perché, l’organizzazione del lavoro si è trasformata rapidamente, portando alla diffusione di modelli di lavoro a distanza, come il lavoro agile (smart work) e il lavoro da remoto (remote work). (NT+ Lavoro)
Cosa si intende con lavoro da remoto? Cosa indicano i dati? Quali sono i principali rischi e sfide? Cosa possono fare datori di lavoro, aziende e lavoratori? Ne parliamo con Maurizio Curtarelli, Prevention and Research Unit EU-OSHA. (PuntoSicuro)
Ospiti: Agostino Di Maio, direttore Assolavoro; Fabio Fortuna, economista; Silvia Dello Russo, docente in Gestione risorse umane alla Luiss; Mariano Corso, responsabile Osservatorio smart working Politecnico Milano. (Rai Storia)
A rilevarlo sono gli esiti dell’analisi condotta dalla società di recruiting Hays Italia, con il contributo dello studio legale Daverio&Florio, in cui si evidenzia che in Italia molte aziende hanno iniziato a sperimentare nuovi modelli di lavoro agile, come i quattro giorni lavorativi, ma nelle ultime settimane alcune imprese stanno facendo marcia indietro sullo smart working. (Italia Oggi)
Scagli la prima pietra chi non farebbe fatica oggi a tornare al periodo pre Covid, quando il lavoro da remoto era una concessione per pochissimi: 570mila lavoratori in tutta Italia, che quest’anno si sono assestati sui 3.550.000 e ne sono previsti 3.750.000 nel 2025, dopo la «forzatura» del 2020 con 6.590.000. (L'Eco di Bergamo)