Tregua tra Giuli e FdI. La «rivoluzione» arriva per decreto
Lo aveva annunciato dopo il suo arrivo turbolento al governo, tra la cacciata del primo capo di gabinetto (invischiato nell’affaire Boccia) e le dimissioni forzate del secondo (mal digerito dalla destra): «Cambierò tutto al ministero della Cultura». Per farlo, Alessandro Giuli ha scelto il mezzo preferito dai suoi colleghi: il decreto. Ma per uno che ha esordito parlando di «quarta rivoluzione», è bizzarro non averne fatto neanche una. (il manifesto)
Su altri giornali
COLLEFERRO – Nel tardo pomeriggio di ieri, 23 Dicembre, ha avuto luogo in Piazza dei Cosmonauti a Colleferro, la cerimonia di inaugurazione del nuovo Archivio Storico – Centro di Documentazione, intitolato al compianto Renzo Rossi. (Cronache Cittadine)
Arrivano anche l’obbligo dell’invio della fattura per gli acquisti fatti con il bonus per 18enni e la semplificazione della burocrazia dei piccoli spettacoli. (Italia Oggi)
Le anticipazioni dei contenuti del decreto Cultura piombano negli uffici del Collegio romano e si alza la bufera sulla decisione del ministro Alessandro Giuli di nominare sei nuovi dirigenti per i piani Mattei e Olivetti, dare più potere ad Ales e stanziare fondi a pioggia che sanno di mance. (la Repubblica)
Previsto a fine novembre, entrato e uscito dallo scorso cdm, il provvedimento conferma tuttavia la gran parte delle misure che il ministro chiedeva e sulle quali c’erano stati malumori, anch… Alessandro Giuli la spunta e incassa il primo decreto a suo nome, ma il testo entrato in consiglio dei ministri al termine dell'esame perde pezzi importanti. (L'HuffPost)
«Un primo passo per rispondere alle esigenze della catena del valore della cultura e per dare una prospettiva, per affermare una visione internazionale di un nuovo Ministero della cultura». (ExibArt)
Il compito di prendere la parola in Consiglio dei ministri per ridimensionare i progetti di Alessandro Giuli è toccato al res… Dovevano essere sei e invece sono diventati tre, finiti sotto la scure dei rilievi della ragioneria dello Stato: si sarebbe trattato di uno «spreco di denaro pubblico». (la Repubblica)