Un film sul tabù delle conversioni forzate

Il film Rapito di Marco Bellocchio racconta la vicenda del sequestro del bambino ebreo Edgardo Mortara nel 1858 a Bologna da parte del Papa re Pio IX sulla base di una ricostruzione storica meticolosa che ci consegna tre tasselli dell’ostilità antiebraica che distingueva lo Stato Pontificio. Il primo, e più feroce, tassello è quello del rapimento: non solo del piccolo Mortara ma di una moltitudine di bambini ebrei che, con le motivazioni più differenti, venivano staccati dalle famiglie per essere convertiti. (la Repubblica)

La notizia riportata su altri giornali

Il film è interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo), Filippo Timi e Fabrizio Gifuni. (Ciak Magazine)

Il lavoro del regista piacentino a Parona e Montebello, venerdì anche a Pavia “Rapito” è la storia del bimbo ebreo battezzato per forza e adottato dal Papa giacomo aricò (La Provincia Pavese)

Non mi ha ancora risposto, so che è impegnato da ben altre questioni, ma una sera rilassante con il cinema forse se la potrà concedere”. Vorrei vedesse questo mio film. (Il Fatto Quotidiano)

HA POI PROSEGUITO: «Alcuni sacerdoti hanno visto Rapito ed erano emozionati e pensierosi, non faccio nomi per discrezione. (Il Manifesto)

C’è una sequenza nel nuovo film di Marco Bellocchio, Rapito – con cui il regista torna sulla Croisette dopo Esterno notte e la Palma d’onore di due anni fa – che illumina con precisione la parabola di Edgardo Mortara, quando cioè il bambino, figlio di una famiglia ebrea bolognese a cui è stato sottratto con la forza dal papa perché battezzato segretamente, quando prende la cresima diventando un «soldato di Cristo». (Il Manifesto)

Docente di Letteratura anglo-americana, Elèna è tra i massimi studiosi di Philip Roth, e sul caso Mortara ha pubblicato un libro, Writing for Justice, uscito negli Stati Uniti nel 2015 e premiato con l'europeo American Studies Network Book Prize. (la Repubblica)