Il «brain rot» e lo spettro del declino cognitivo. Siamo davvero spacciati?
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In Italia, secondo il rapporto Digital 2024, passiamo in media 5 ore e 49 minuti connessi a Internet. Un tempo enorme, se consideriamo che durante lo stato di veglia, dovremmo essere tendenzialmente impegnati tra scuola/studio/lavoro, pasti, sport e hobby, relazioni e varie altre attività. 5 ore e 49 minuti al cellulare come media significa rinunciare a una copiosa fetta di vita reale, esperienze, conoscenza, attività e contatto umano. (Vanity Fair Italia)
Se ne è parlato anche su altri giornali
“La digitalizzazione e virtualizzazione della vita di tutti, piccolissimi compresi, ha subito un’accelerazione drammatica negli ultimi vent’anni, con la pandemia che ha dato un contributo enorme a questo processo”, afferma l’esperto. (Orizzonte Scuola)
Sebbene la legge Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998 stabilisca i tredici anni come età minima per accettare le condizioni delle aziende, fornire i propri dati e creare un account personale, risulta comunque molto semplice eludere questi controlli, poiché non è prevista alcuna verifica effettiva. (Scienza in rete)
L’Oxford Dictionary, quest’anno, assolve in modo pieno a questa funzione, ponendo al centro del dibattito un tema che è tutt’altro che nuovo nella sua dimensione qualitativa ma inedito, probabilmente, nella sua dimensione quantitativa. (Artribune)
Connessione costante Uso eccessivo di social media, email o app di messaggistica. L’overdose digitale è una condizione causata da un eccessivo uso di dispositivi digitali, come smartphone, tablet, computer e altri strumenti tecnologici. (Microbiologia Italia)
Scena tipica: adolescente sul divano con smartphone in mano che sembra inebetito, sguardo spento, non risponde agli stimoli, se costretto dà risposte confuse a domande banali, sembra impossibilitato a posare il cellulare per dedicarsi ad attività semplici o complesse. (Nostrofiglio)
L'Oxford University Press ha dichiarato “Brain Rot” la parola dell'anno. Il termine si riferisce a una condizione sempre più comune nell'era digitale. (Skuola.net)