Mazzata web tax al 3%, si infiamma la rete. Cerruti (Italian Tech Alliance): «È la manovra nemica delle startup»
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Il direttore dell'associazione che rappresenta i venture capital e aziende innovative commenta i contenuti della Legge di Bilancio. Dalla tassazione sulle cripto fino ai problemi delle detrazioni fiscali. «Così si agevolano startupper e investitori a lasciare l’Italia» «È una roba grossa. Ma credo sia pure opportuno sottolineare che la partita non è finita. Anzi, è appena iniziata». Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance, esprime a StartupItalia lo scetticismo e la delusione rispetto alle novità contenute nella manovra 2025 che vanno a gravare sull’ecosistema delle startup: non soltanto la web tax al 3% indiscriminata per tutte le aziende che operano nel digitale, ma anche il balzo al 42% della tassa sulle plusvalenza da criptovalute e l’eliminazione del tetto alla detrazione fiscale per chi investe in startup. (StartupItalia)
La notizia riportata su altre testate
Con l’avvio dell’iter di discussione alla Camera del DdL di Bilancio 2025 arrivano primi segnali di apertura sulla modifica della norma che così come modificata dal Governo rischia di colpire le realtà editoriali, innovative e tecnologiche in maniera indifferenziata. (Informazione Fiscale)
Ma, a seguito di varie critiche, il governo potrebbe correggere il tiro. Ecco cos'è la web tax e come potrebbe essere riformata (EconomyUp)
L’Associazione Nazionale Stampa Online, in rappresentanza di tutte le testate di informazione locale, chiede una modifica della norma sull’imposta sui servizi digitali (Engage)
La proposta inserita nella Legge di Bilancio 2025 intende ampliare la platea dei soggetti destinatari dell’imposta sui servizi digitali, cancellando il precedente limite quantitativo di 5,5 mil di euro di volume d’affari annuo. (CatanzaroInforma)
Il Governo potrebbe considerare delle modifiche all’annunciata proposta di riforma della web tax che verrà introdotta dalla manovra 2025, e che prevede l’estensione alla tassazione del 3% a tutte le aziende che operano nel digitale, e non più soltanto a quelle che fatturano 750 milioni di euro a livello globale e che percepiscono un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiore 5,5 milioni in Italia (CorCom)
Oggi si apprende poi che, dall'allargamento della platea, il governo stima maggiori entrate annue di 51,6 milioni di euro, una quota risibile del bilancio dello Stato che, però, impatterebbe moltissimo sui conti delle imprese che operano nei servizi digitali, da quelle più piccole alle start-up. (ChietiToday)