I soldi di Bashar al-Assad e i rapporti fra Siria e Svizzera

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Corriere del Ticino ESTERI

Nel 2012, per contro, l’Ambasciata di Svizzera a Damasco era stata chiusa per ragioni di sicurezza: «Dal dicembre del 2017 nella capitale siriana è garantita una presenza umanitaria. Compito di questo ufficio è il coordinamento delle attività umanitarie della Svizzera nel Paese. Dal 2022, l'Ambasciatore svizzero a Beirut, in Libano, è accreditato anche come Incaricato d'affari per la Siria». Sempre nel 2012, durante l'Ora delle domande il consigliere nazionale Hans-Jörg Fehr chiese, sulla scia della guerra civile scatenatasi in Siria e sulla base di alcune stime che attribuivano al clan del presidente Bashar al-Assad ricchezze fino a 120 miliardi di dollari: «Perché finora in Svizzera sono stati congelati solo averi siriani per un totale di 50 milioni?». (Corriere del Ticino)

Su altri giornali

Secondo la SEM, i siriani che desiderano tornare nel loro Paese osserveranno prima di tutto l'evoluzione della situazione sul posto. La Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) ha sottolineato che le conseguenze del cambiamento dei rapporti di forza in Siria sulle procedure di asilo in Svizzera non sono ancora prevedibili. (Corriere del Ticino)

La Svizzera lancia un appello per il rispetto del diritto umanitario in Siria Le parti coinvolte devono lavorare per la pace e la riconciliazione, ha scritto su XCollegamento esterno il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). (tvsvizzera.it )

Il governo austriaco ha deciso lo stop alle richieste di asilo dei rifugiati siriani e si prepara a "espellerli", secondo quanto riportato in un comunicato. La Grecia ha sospeso le richieste di asilo di circa 9.000 siriani, secondo Reuters online citando una fonte di alto livello del governo ellenico. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Il ministero dell'Interno tedesco ha deciso di stoppare le decisioni sulle richieste di asilo da parte dei siriani, in seguito alla caduta di Assad. Lo scrive il portale di Der Spiegel. (Il Messaggero Veneto)

La vittoria dei ribelli che nel giro di pochi giorni hanno marciato sulla capitale Damasco non significa però che le 28’000 persone provenienti dal Paese mediorientale e che oggi vivono nella Confederazione rientreranno presto in patria. (rsi.ch)