“Per andare al bagno bisognava indossare una benda. Aria? 10 minuti a settimana”: il racconto del carcere iraniano di Alessia Piperno. Su La7

“Nel settore 209 le condizioni non sono tra le migliori, non ci sono letti né il bagno in cella. Ogni volta che bisogna andare al bagno bisogna citofonare alle guardie che coi loro tempi ti vengono a prendere. Noi prigioniere eravamo obbligate a indossare una benda e metterla sugli occhi ogni volta che lasciavamo la cella”. È il racconto fatto a La7 da Alessia Piperno, la travel blogger che, come Cecilia Sala, è stata detenuta nel carcere di Evin, in Iran, nel 2022. (Il Fatto Quotidiano)

Se ne è parlato anche su altre testate

“Dove sono le femministe?” ora se lo chiede anche Davide Varì, direttore de Il Dubbio in un articolo e anche in un intervista su Radio Radicale: come mai “le femministe che avevano incendiato l’agorà virtuale con i loro hashtag sul Me Too” tacciono sul sequestro di Cecilia Sala? Scrive Vari: “Dove sono le voci indignate? Quelle che gridano, spesso giustamente, per ogni ombra di maschilismo occidentale ma che si inceppano davanti a un regime che chiama ‘polizia morale’ i suoi aguzzini? Dov’erano quando Mahsa Amini è stata uccisa perché la sua hijab non era abbastanza ‘ordinato’? Forse il loro vocabolario non prevede voci per l’Iran per la violenza patriarcale che si nasconde dietro le barbe degli ayatollah”. (Il Fatto Quotidiano)

"Penso che la signora Sala era sicuramente al corrente dei rischi ad andare a operare in Paesi come l'Iran. (La Repubblica Firenze.it)

Cecilia Sala, le strade per la liberazione. Intelligence al lavoro per accelerare i tempi

Proseguono le interlocuzioni per la liberazione della giornalista italiana imprigionata dal 19 dicembre. I genitori: "Siamo in una fase delicata, serve senso di responsabilità da parte di tutti". Il 15 gennaio prevista l'udienza sui domiciliari per l'ingegnere 38enne arrestato a Malpensa su ordine americano. (Sky Tg24 )

I due casi, pur totalmente distinti in ambito penale, sono ormai platealmente intrecciati sul piano diplomatico e politico. Né sulla posizione del 38enne ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato dall’Italia su richiesta del Dipartimento di giustizia americano per presunte complicità terroristiche come super esperto di droni. (QUOTIDIANO NAZIONALE)