Giappone, condannato a morte da 56 anni: il processo eterno all'ex pugile Iwao Hakamada verso una sentenza definitiva
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Quattro morti, migliaia di yen spariti nel nulla, un uomo condannato a morte da 56 anni e che – giovedì 26 settembre – potrebbe finalmente essere assolto. È la storia incredibile dell’ex pugile giapponese Iwao Hakamada. L’88enne è accusato, secondo molti ingiustamente e senza prove, dello sterminio della famiglia del suo capo. La condanna, comminata nel 1968, non è ancora stata portata a termine. Nel frattempo, dal 2014, Hakamada è uscito di prigione in attesa di una sentenza definitiva. (Open)
Se ne è parlato anche su altre testate
Roma, 26 set. - Iwao Hakamada ha 88 anni, 46 dei quali li ha trascorsi nel braccio della morte di una prigione giapponese, rischiando di essere portato ogni giorno, senza preavviso, nella sala delle impiccagioni. (Il Sole 24 ORE)
ANSA (Avvenire)
Quando di anni, però, ne ha ormai 88. Si tratta di una sentenza clamorosa, seppur non del tutto inaspettata, che sta facendo parlare il Giappone su una delle sue vicende di cronaca più celebri degli ultimi decenni. (La Stampa)
Un verdetto più unico che raro arriva dalla Corte di Shizuoka, in Giappone, che ha assolto dalle accuse di aver commesso quattro omicidi nel 1966 Iwao Hakamada, un ex pugile di 88 anni condannato a morte che ha trascorso ben 56 anni in attesa che arrivasse il giorno del giudizio. (il Giornale)
Cavallerizzo è il simbolo dell’instabilità di un’intera regione e di tutto un Paese, di una terra segnata dalla precarietà, dai continui abbandoni e dagli interventi emergenziali e mai risolutivi. Cavallerizzo, piccolo paese che muore, luogo periferico e marginale, è in realtà il mondo. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)
Un paio di pantaloni sporchi di sangue in una vasca di miso e una confessione forzata contribuirono a mandare l'ex pugile Iwao Hakamada nel braccio della morte negli anni '60. A 88 anni Hakamada è stato assolto in uno dei casi giudiziari più controversi della storia giapponese. (Corriere della Sera)